Grande affluenza, grande successo. Questo è innegabile. Ogni volta che gli elettori si esprimono attraverso pubbliche consultazioni, sia pure sui generis come questa, occorre avere rispetto. Possiamo sperare che gli elettori dell’Unione, perlomeno quelli politicamente più motivati e consapevoli, quali sono quelli che hanno votato, abbiano tratto dalla giornata di ieri la rinnovata consapevolezza del valore del processo democratico, magari rivolgendo un pensiero ai cittadini iracheni, impegnati nelle stesse ore ad esprimere la propria opinione sul progetto di Costituzione del loro paese. Ciò premesso: fu vera gloria? Certamente si, almeno per la formidabile macchina organizzativa diessina: riuscire a portare alle urne oltre quattro milioni di cittadini per votare dei volti senza un programma è stata l’ennesima manifestazione di quanto quel partito riesca ancora a mobilitare spezzoni importanti della società civile di questo paese, soprattutto nell’ora del pericolo, quello di ritrovarsi con un nuovo “effetto Vendola”. E’ stata una grande battaglia di eserciti militanti, ha vinto chi poteva contare su più truppe. Ora, a Prodi mancano ancora oltre quindici milioni di voti ed un programma ma siamo fiduciosi che, alla fine, anche lui troverà la quadra. Ma il Professore dovrà anche schivare altre insidie: la nuova legge elettorale lo costringerà a scegliersi un partito. Andare con i diesse, e riproporre la contraddizione di un grande partito popolare che proprio non riesce ad esprimere un front runner o creare una propria lista, correndo il rischio di essere tacciato d’ingratitudine? Oppure, come sembra, rivitalizzare il progetto della lista ulivista, e perdere per strada i centristi della Margherita? Il grande statista sannita, che da sempre riesce a praticare le peggiori porcherie della partitocrazia italiana ma almeno senza avere l’ipocrisia di presentarle come elaborazioni cosmologiche, ha già fiutato l’aria, cercato il casus belli e proclamato l’appoggio esterno all’Unione, in attesa che il grande meltdown di Forza Italia crei una nuova palude centrista anche se, nel ventunesimo secolo, sarà una palude priva di risorse fiscali per dare la mancia a tutti i clientes richiedenti. Come si vede, Prodi avrà di fronte un interessante campo minato. Da vecchio boiardo democristiano indurito dal moralismo dossettista, siamo certi che riuscirà a navigare con perizia. Ma le elezioni saranno altro: aspettare il programma, per credere.
Nota a margine: per capire cosa è realmente il moralismo razzista ed antropologicamente superiore di una certa sinistra, quella che critica i leader politici ma mira solo a delegittimare e magari demonizzare metà dell’elettorato italiano, secondo il collaudato schema della “guerra civile fredda”, consigliamo questa lettura.
Nota a margine 2: parlando di demonizzazione di propri concittadini appartenenti all’altrui elettorato, Antonello Venditti ha dichiarato: “È stata una grande festa, bello andare al seggio e poter parlare con chiunque, essere certo di non avere accanto un elettore di Forza Italia”. Quando si dice la cultura democratica…