Allineati e coperti

E’ un vero peccato che il presidente del Consiglio abbia trovato solo a tre settimane dal voto l’energia e la veemenza che avrebbe dovuto utilizzare nell’ultimo quinquennio, soprattutto verso i dorotei e i neo-socialisti che infestano la fu-CdL. Ma è interessante analizzare la varietà di reazioni alla requisitoria berlusconiana di ieri. Colto di sorpresa dalla salva di fischi indirizzati dalla platea verso Diego Della Valle, oggi l’establishment confindustriale (che è cosa assai diversa dalla base degli associati) ha replicato con un duro comunicato ufficiale alla performance di ieri. Dopo una trentina di ore di elaborazione, ecco il purissimo distillato di terzismo posticcio:

“E’ inaccettabile il tentativo prepotente di delegittimare Confindustria e le decine di migliaia di imprenditori che riescono a coniugare l’impegno civile e associativo con il successo delle loro imprese sui mercati, contribuendo così in modo determinante alla tenuta dell’economia in momenti difficili.”

Frase piuttosto incomprensibile, visto che Berlusconi si è rivolto all’anima imprenditoriale del paese, non all’oligarchia presente nel parterre des rois delle prime due file del convegno vicentino. Berlusconi si è rivolto ai piccoli e medi imprenditori che stanno in azienda 18 (e più) ore al giorno, che sputano l’anima per restare competitivi sui mercati internazionali, che non frequentano salotti, che non possono contare su provvedimenti di mobilità lunga e cassa integrazione ad hoc, che sono costretti a pagare l’Irap, inventata da Prodi e Visco e (purtroppo) mantenuta dallo stesso Berlusconi, malgrado le promesse della campagna elettorale del 2001. Ecco, forse sull’Irap qualche fischio non avrebbe guastato, purché ci si fosse ricordati di chi fosse l’inventore di quella che è di fatto una tassa sull’occupazione. Berlusconi non intendeva certo mancare di rispetto a questi imprenditori, bensì allungare un sonoro ceffone ai progressisti a 24 carati che hanno la propria holding in Lussemburgo, come il signor Della Valle. E’ stato irrituale? Si, certamente. E allora?

Ribadiamo, crediamo sia tardi per questi scatti di reni, soprattutto quando si viene da un’intera legislatura con qualche luce e parecchie ombre sul piano delle liberalizzazioni tanto sbandierate e assai poco realizzate. E siamo parimenti critici quando sentiamo il premier parlare di “carte over 70” con le quali poter fruire gratuitamente di teatro, cinema, cane senza alcun riferimento al reddito dei beneficiari. O quando leggiamo che Berlusconi vuole aumentare a 800 euro mensili le pensioni di quel milione e mezzo di cittadini che attualmente percepiscono 551 euro mensili, con buona pace di quanti hanno sempre pagato i contributi previdenziali e si troverebbero con assegni mensili inferiori a quelli delle nuove “ex-minime”. Ma crediamo che Berlusconi debba essere ringraziato, per averci ricordato chi sono e come agiscono gli unici, veri poteri forti del paese.

Ancora una volta, davvero interessanti le reazioni dei compagni del Tg3. Nell’edizione di oggi alle 19 (impreziosita tra l’altro dall’attribuzione a Donald Rumsfeld del Dipartimento di Stato, proditoriamente scippato a Condi), abbiamo sentito addirittura ipotizzare che i fischi a Della Valle e gli applausi a Berlusconi fossero frutto dell’operato di una claque berlusconiana, infiltrata nottetempo nel palazzo dei congressi vicentino, dopo aver partecipato ad un corso intensivo di hooliganismo ideologico tenuto dai liberi docenti di Ballarò. Una medaglia al valore progressista per Sky Calcio Show: Ilaria D’Amico ha talmente brigato per avere lo scoop in diretta, che alla fine è riuscita ad ottenere da un Della Valle in versione scimmietta danzante la reiterazione dei concetti già espressi ieri a pochi intimi, dopo che l’ostilità della platea vicentina gli aveva impedito di esprimerli urbi et orbi. Da consumata vestale della par condicio, la D’Amico ha poi finto di agitarsi e di togliere la parola a Della Valle il quale, scusandosi, ha proseguito tranquillamente la sua invettiva contro Berlusconi, invitando “i suoi familiari a stargli vicino”.

Un’ultima considerazione: in Confindustria esiste il gruppo dei “Giovani Imprenditori”, una categoria sociale che ci ha sempre incuriosito. Scorrendo i nomi dei “giovani” imprenditori ci imbattiamo molto spesso in cognomi illustri. Spesso ultraquarantenni, talvolta così oberati d’impegni da non essere ancora riusciti a laurearsi, i “giovani” imprenditori di Confindustria, o meglio i loro vertici, ci appaiono molto diversi dalla tipologia di giovani imprenditori che vorremmo avere anche da questo lato dell’Atlantico: i Bill Gates, Steve Jobs, Larry Page, Sergey Brin. Quando hanno iniziato, erano giovani ricchi d’idee e poveri di quattrini, chiusi in un garage con l’unica consolazione di non poter essere raggiunti da avvisi di garanzia per violazione di qualche legge 626 d’ordinanza, figli di signori nessuno. Non per giacobinismo, né per demagogia spicciola, ma a noi questi giovani imprenditori sembrano molto dei vecchi paraculi. Anche per questo, la legislatura ormai conclusa rischia di essere ricordata come quella delle grandi occasioni perdute.

UPDATE: di come il capitano di ventura Della Valle è riuscito a scalare la Fiorentina Calcio, dopo l’implosione eterodiretta del povero bischero Cecchi Gori, e a sedere felice ogni domenica nel Soviet d’onore del Franchi, accanto al compagno sindaco (Domenici) ed al compagno editore (Panerai), nell’attualissima ricostruzione dell’imprescindibile (as usual) Fausto Carioti.

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