Gli euroburocrati sono attualmente impegnati, tra le altre cose, a scrivere un codice di condotta linguistica politicamente corretta, che verrà sottoposto alla valutazione dei leader europei, il prossimo giugno. Nella revisione terminologica, si sollecitano i governi ad evitare l’espressione “terrorismo islamico”, ed a sostituirla con “terroristi che invocano abusivamente l’Islam”.
Obiettivo della revisione e delle “raccomandazioni” è quello di realizzare un “lessico non emotivo per discutere della radicalizzazione”. Il nuovo codice linguistico non sarà legalmente vincolante, ma si auspica che possa essere adottato dagli stati membri e dalle istituzioni dell’Unione Europea. Secondo un funzionario della Ue, “l’idea di base è di evitare l’uso di termini impropri, che possano causare frustrazione tra i musulmani ed aumentare il rischio di radicalizzazione”. Altri termini candidati a revisione linguistica sono “islamista”, “fondamentalista” e “jihad”. Quest’ultimo è spesso utilizzato nel significato di “guerra contro gli infedeli”, ma per la maggior parte dei musulmani esso significa “lotta spirituale”, un concetto “perfettamente positivo di cercare di combattere il male entro noi stessi”, secondo la chiosa del nostro funzionario orwelliano. E proprio come nella Neolingua citata in “1984”, il cui scopo era quello di “rendere impossibile ogni altra modalità di pensiero”, stiamo forse per giungere alla creazione di un doppio vocabolario: la versione A conterrà solo termini relativi alla vita quotidiana, previa rimozione da essi di ogni ambiguità linguistica, tale da rendere impossibile il suo utilizzo per finalità letterarie o di discussione politica e filosofica. Per contro, il vocabolario B sarà composto, come scriveva Orwell,
“(…) of words which had been deliberately constructed for political purposes: words, that is to say, which not only had in every case a political implication, but were intended to impose a desirable mental attitude upon the person using them.”
Attendiamo l’istituzione di una commissione per la revisione dell’intero corpus di espressioni politicamente scorrette. Tutto cominciò con la trasformazione di “spazzino” in “operatore ecologico”. Dall’orribile termine “handicappato” siamo giunti, dopo l’emotivamente discriminante “disabile”, ad un valorialmente positivo “diversamente abile”. Suggeriremmo altre modifiche: da “pigro” a “privo di motivazioni”, da “basso di statura” a “verticalmente svantaggiato” e così via, fino alla forma definitiva di lessico politicamente corretto e depurato da scorie discriminatorie: da “morto” a “terminalmente svantaggiato”.