Tutto va Bonino, madama la marchesa

Nei giorni scorsi l’Istat ha pubblicato i dati relativi al commercio estero italiano nel mese di settembre. La circostanza ha offerto a Emma Bonino l’opportunità per dettare alle agenzie un comunicato dai toni trionfalistici ed al solito autocelebrativi:

“I dati di settembre sull’interscambio commerciale con i Paesi Europei contengono nuovi elementi positivi di discontinuità, che evidenziano il cambio di passo attuato da questo governo nella politica commerciale“. E’ quanto afferma Emma Bonino, ministro per il Commercio internazionale e per le politiche europee, commentando i dati sulla bilancia commerciale diffusi dall’Istat. “Per la prima volta, a settembre, non succedeva da oltre un anno”, sottolinea una nota, “le esportazioni (+6,6%) sono cresciute piu’ delle importazioni (+5,5%): una inversione di tendenza che può essere di buon auspicio per chiudere l’anno con un incremento significativo di presenza del made in Italy sui mercati internazionali”.
Il secondo aspetto positivo, continua il ministro, “è il decremento del deficit della bilancia commerciale : da 180 a 15 milioni di Euro, nonostante il passivo energetico che continua ad essere il nostro principale problema. Infine, una forte impennata delle nostre esportazioni verso la Germania (+9,4%).Un vero e proprio boom, ovviamente trainato dalla ripresa dei consumi interni ma anche dall’attenzione che portiamo ad un mercato che è per noi fondamentale, e ad un Paese che è il nostro principale partner commerciale.”

Il ministro, nella propria pulsione autoincensatoria, dimentica o sottace alcuni elementi di interpretazione meno propagandistica dei dati. Ad esempio il fatto che, quando un paese cresce meno dei suoi partner commerciali, i suoi conti con l’estero tendono a migliorare. E ciò è esattamente quanto succede all’Italia da parecchi trimestri a questa parte. A ciò si aggiunga che la Germania è attualmente il paese dell’Area Euro con la crescita più vigorosa, grazie alla forte domanda di macchinari ed impianti che ai tedeschi deriva (soprattutto, ma non esclusivamente) dalla tumultuosa espansione cinese ed asiatica. E’ fisiologico, quindi, che dalla Germania provenga una forte domanda d’importazioni, e che anche le aziende italiane riescano a beneficiare di questa “trazione”. Quello su cui il ministro Bonino dovrebbe focalizzarsi è l’evoluzione delle quote di mercato che il nostro paese ha nell’interscambio, rispetto ai principali partner commerciali. E’ questo, e non i dati assoluti, a determinare il successo o meno del made in Italy.

Non ci è peraltro chiaro come possa entrare il deficit energetico nell’interscambio commerciale interno all’Unione Europea. Evidentemente il ministro Bonino, sopraffatta dall’emozione, deve essersi confusa. Ad uso del ministro e del suo mal riposto autocompiacimento segnaliamo il comunicato Istat relativo al commercio estero italiano extra-Ue in ottobre, il più recente attualmente disponibile:

Nel mese di ottobre 2006, rispetto allo stesso mese del 2005, le esportazioni verso i paesi extra Ue sono aumentate dell’11,7 per cento e le importazioni del 19,2 per cento (qui effettivamente pesa il deficit energetico, ndPh). Nello stesso mese il saldo commerciale con i paesi extra Ue è risultato negativo per 1.067 milioni di euro, a fronte di un deficit di 183 milioni di euro registrato ad ottobre dello scorso anno.
Rispetto a settembre 2006, al netto della stagionalità, le esportazioni sono diminuite del 3,5 per cento mentre le importazioni sono aumentate dello 0,1 per cento (il dato relativo all’export suggerisce la possibilità di una perdita di competitività delle aziende italiane fuori dalla Ue, ndPh).

Altro dato che giriamo volentieri al ministro Bonino (ed al governo nella sua interezza), è quello relativo al leading indicator elaborato dall’Ocse. Si tratta di un indicatore che tenta di prevedere l’evoluzione della congiuntura entro un arco temporale di sei mesi. Dagli ultimi dati disponibili risulta che l’Italia è l’unico tra i paesi del G7 ad aver registrato in settembre una flessione del superindice (vedi a pag.3 del documento linkato). Questi indicatori non sono l’oracolo di Delfi, è bene premetterlo, ma il rischio di ulteriore sottoperformance dell’economia italiana anche nel prossimo semestre sembra ora più concreto. Difficile attendersi qualcosa di differente da un paese che, entro il 2007, sperimenterà un aumento dell’incidenza delle entrate sul Pil superiore all’1 per cento.

Ministro Bonino, un consiglio: meno propaganda e più fatti. E qualche buona lettura di testi introduttivi di economia, quella non guasta mai. E sarebbe utile pure al giovane aspirante economista Capezzone.

Sulle discontinuità ed i cambi di passo prodotti dall’attuale governo, alcuni dei quali verificatisi addirittura nella precedente legislatura, lettura complementare consigliata: “Contribuenti italiani, spremuti e derisi”, dell’imprescindibile Fausto Carioti.

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