Scrive un lettore al direttore de Il Foglio:
“Al direttore – Se lei avesse una corrispondente da New York, che non se ne muove neanche quando grosse cose accadono a Los Angeles o nel Missouri, ché basta guardare il New York Times e la Cnn per imbastire le righe che ci vogliono, l’importante è condirle col livore antiamericano che fa fare bella figura a Capalbio, e che invece abbandona Manhattan quando a Wall Street la Borsa crolla e il pubblico s’aspetta un servizio dal vivo sui subprime, e se ne muove per inviarsi a Memphis (Tennessee) alla guerra tra i sosia di Elvis Presley… beh: lei sarebbe il direttore non del Foglio ma della rete ammiraglia del servizio pubblico radiotelevisivo italiano, e la sua corrispondente l’inviata di guerra Giovanna Botteri. Cordiali saluti”
Lamentela sacrosanta, vista la pessima qualità del sistema dell’informazione pubblica, ed il suo abituale bias antiamericano. E’ però vero che il direttore de Il Foglio dispone di un corrispondente (pardon, inviato speciale) da New York per il quale la crisi dei subprime e le acrobazie della Fed semplicemente non sono mai esistiti. In compenso, il sopracitato corrispondente/inviato speciale da NY continua a realizzare la copertura giornalistica degli eventi calcistici ufficiali italiani. Deve trattarsi di una scelta editoriale del Foglio, basata sulla specializzazione dei propri collaboratori. L’era dei giornalisti tuttologi volge al tramonto?