Barboncina da guardia

Della trasmissione di ieri di “In 1/2 ora“, condotta da Lucia Annunziata, non dovrebbe essere consegnato ai posteri tanto il commento di TPS sulle tasse. No, quella è una considerazione banale, lapalissiana e tautologica. Le tasse servono a fornire servizi pubblici. A dire il vero, TPS avrebbe potuto segnalare che, prima di definire il livello di tassazione, occorre specificare il perimetro di intervento della mano pubblica. Solo dopo aver fatto ciò si può parlare di adeguatezza della pressione fiscale rispetto ai servizi forniti. Forse una maggiore attenzione al tema della sussidiarietà servirebbe a valorizzare l’azione dei corpi sociali intermedi, e magari anche ciò che resterebbe erogato direttamente dallo Stato. Ma da questo TPS non si può pretendere tanto, trattandosi dello stesso personaggio che, nella preparazione della Finanziaria dello scorso anno, aveva individuato quattro grandi aree di spesa pubblica da aggredire, ridimensionare e riqualificare, e proclamato solennemente che “occorre agire il più possibile dal lato della spesa, e non da quello delle entrate“, per ritrovarsi dopo un anno con un aumento di pressione fiscale per finanziare quella stessa spesa rimasta gaiamente intonsa tra una concertazione notturna pansindacale e un diktat comunista.

Piuttosto, di questa trasmissione rimarcheremmo l’abituale atteggiamento della strapagata watchdog della stampa italiana, la sopravvalutatissima Annunziata, già presidente di garanzia (?) della Rai. Dopo essere salita a festeggiare sul palco elettorale la prima vittoria di Prodi, nel 1996, Annunziata ha assunto atteggiamenti più sobri, ma non sembra essere discesa così rapidamente lungo la curva di apprendimento delle regole di giornalismo fair and balanced, a meno che questo non debba essere inteso come la declinazione sinistramente italica dello stile Fox News.

Dopo aver spedito Oscar Giannino a lavorare per Repubblica, evidentemente scambiandolo per Massimo Giannini (ma questo è veniale), Annunziata capitola alla propria irrefrenabile pulsione partigiana (intesa come di parte) e, dopo la classica domandina argutamente provincialotta (“Modello francese o modello tedesco?“), al minuto 27 tenta di istigare TPS allo spot: “…per esempio, tra Veltroni e Prodi immagino che in questo momento sia una sintesi a due molto più difficile di una sintesi a otto“. TPS svicola diplomaticamente e Annunziata balbetta “si, speriamo che…come dire…al momento pare ci siano segnali di tensione, ma vedo che lei tatticamente aggira“. Speriamo? Speriamo cosa? Che Prodi e Veltroni trovino la quadra, per il bene dell’Italia? Annunziata si rende conto di essersi sdoppiata nel suo persistente alter-ego, l’ultrà di partito, e ci mette una pezza sdrucita.

Sono momenti di grande giornalismo. L’imparzialità, che già permea le nostre Authorities, è da sempre parte del corredo cromosomico dei giornalisti di razza, come Annunziata. Che chiude una memorabile trasmissione con un memorabile auspicio: “Grazie ministro, grazie di essere stato con noi. Immagino, alla prossima Finanziaria“.

Grazie a lei, Annunziata. Ora può riprendere la stazione eretta.

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