In risposta al post sulla determinazione del prezzo del pane, e sull’intervento di Mister Prezzi che ha raggiunto un accordo con le associazioni di panificatori sulla possibilità, per questi ultimi, di applicare per un mese sconti su base volontaria e politiche promozionali su tutte le tipologie di prodotti nelle ore finali della giornata, ci sono giunte le utili informazioni del dottor Romano Bonaga, presidente dell’Associazione Panificatori di Bologna, che ha risposto anche alle nostre successive domande scritte.
Scrive Bonaga:
“Il mercato del pane è libero. Una legge di alcuni anni fa ha liberalizzato i prezzi del pane. La legge proibisce addirittura gli accordi fra operatori sui prezzi, anche se in diminuzione. Ogni panificatore stabilisce i suoi prezzi, in base ai suoi costi, che dipendono:
a) dalle materie prime, mano d’opera, energia, utenze varie (che godono di libertà di mercato), affitti, etc.;
b) dalla struttura e dalle dimensioni dell’azienda;
c) dall’ubicazione geografica, che comporta costi diversi;
d) da ragioni di concorrenza, al limite con i “prezzi civetta” (vedi i supermercati).Questo spiega la diversità dei prezzi fra forno e forno e tra regione e regione. L’autorità “Mister prezzi” ha invitato i panificatori a praticare volontariamente sconti per un mese, al fine di raffreddare il carovita, per un effetto psicologico.
In conclusione:
L’incidenza sulla spesa giornaliera del pane sul bilancio famigliare è così esigua, che non si ottiene un efficace rimedio nella lotta al carovita. “Mister Prezzi” si è impegnato a convocare le rappresentanze dei mugnai e l’Alta Autorità dell’Energia Elettrica per coinvolgerle nell’operazione.
Domanda: Abbiamo appurato che i prezzi del pane sono liberamente determinabili dai panificatori. Ma allora a cosa serve l’iniziativa di Mister Prezzi, che permette ai panificatori di applicare per un solo mese, “sconti sulle tipologie di pane più diffuse e praticare politiche promozionali su tutte le tipologie per le ultime ore della giornata”? Non è contraddittorio e limitativo?
Risposta: E’ un appello alla buona volontà, accettato dai panificatori, per combattere il carovita.
D.: Come giudica la denuncia di alcuni panificatori, che avrebbero subito intimidazioni da parte dei colleghi, dopo aver deciso di ridurre i prezzi?
R.: La protesta dei panificatori è contro l’accordo di prezzo, che è proibito dalla legge sulla libera concorrenza. E le intimidazioni sono venute da Associazioni di Consumatori che hanno minacciato denunce a chi non si adeguava all’accordo.
D.: Lei enfatizza l’aspetto della qualità artigianale della panificazione, che determina e giustifica il maggior prezzo. Crede che esista davvero una domanda per “pane di qualità” che magari è indistinguibile (al gusto del consumatore) dai pani industriali?
R.: I consumatori cercano pane di qualita’ e nei tipi piu’ diversi, non hanno “fame di pane”, e capiscono benissimo la differenza tra pane artigianale fatto a mano e pane industriali fatto a macchina. Nessuno compra più un chilo di pane, come avveniva una volta perché c’era più miseria.
D.: Una delle “lenzuolate Bersani” ha liberalizzato l’apertura dei panifici. Eppure pare di capire, dalle lamentazioni dei panificatori artigianali, che i margini siano ormai molto risicati. E’ così?
R.: La “liberalizzazione” delle licenze di panificazione non ha portato all’aumento del numero di licenze dei panifici, ma all’apertura di laboratori per panificazione nei supermercati ed ipermercati, che utilizzano il profumo del pane per attrarre i consumatori. I margini sono molto risicati proprio per la feroce concorrenza esistente tra i panificatori.
Le risposte del dottor Bonaga (che ringraziamo) ci permettono di compiere alcune considerazioni. In primo luogo, emerge che l’iniziativa di Mister Prezzi è puramente simbolica, finalizzata ad assecondare le pulsioni socialisteggianti delle sedicenti “associazioni dei consumatori”, la cui incapacità a comprendere i meccanismi di base di una cosa chiamata mercato è ormai da tempo accertata. Questa iniziativa di “liberalizzazione degli sconti” (che liberi sono già, almeno formalmente), rigorosamente limitata nel tempo, sembra peraltro essere stata accettata obtorto collo dai panificatori, e più per motivazioni di pubbliche relazioni che di reale efficacia. E’ altresì vero che un accordo sulla possibilità di praticare sconti non è un obbligo a ridurre i prezzi e ciò rispetta, almeno formalmente, il divieto a concertare i prezzi, anche in diminuzione. Occorrerebbe ovviamente conoscere la struttura del settore della panificazione in Italia, in termini di dimensioni medie d’impresa, strutture di costo, redditività del capitale investito, dinamiche competitive, anche a livello locale. Non disponendo di tali dati resta incomprensibile, in un contesto di libera fissazione dei prezzi, il motivo per il quale Mister Prezzi abbia sentito la necessità di concordare l’ovvio, cioè la possibilità di praticare sconti e promozioni da parte dei panificatori. Diversamente, se Lirosi ha promosso tale iniziativa dopo aver identificato delle dinamiche di limitazione della concorrenza, ha l’obbligo di segnalare tale eventuale restrizione all’Antitrust, anziché fare moral suasion a termine. Tertium non datur.
Ultima considerazione sulla struttura dell’offerta: il dottor Bonaga rivendica l’orgoglio del lavoro artigiano, che richiede necessariamente un premio sul prezzo praticato, anche in relazione alla differente struttura dei costi rispetto a quelli sostenuti dai forni industriali. Se le cose stanno in questi termini, è ragionevole attendersi una segmentazione della domanda. Una parte della quale (quella più sensibile al prezzo) appare inevitabilmente destinata ad indirizzarsi verso la grande distribuzione. Ai panificatori artigianali resterà, in tale ipotesi, quella quota di domanda che cerca la qualità ed è relativamente insensibile ai prezzi. Ciò significa che, se questa seconda componente di domanda dovesse rivelarsi esigua rispetto all’offerta, parte dei forni artigiani sono destinati a chiudere. O ad essere acquistati dai figli di Berlusconi.