Questo documento espone, in modo sintetico e sommario, con quale modello e su quali linee di iniziativa intendo possa proseguire, aggiornato, riveduto e corretto il progetto di Riformatori Liberali. L’idea generale è quella di costruire dentro il Pdl non il luogo identitario di militanza e rappresentanza politica dei liberali, ma uno strumento di attività, di proposta e di competizione fondato su analisi, iniziative e provocazioni liberali.
Benedetto Della Vedova
RL intende lavorare per una destra italiana moderna, laica, liberale e riformatrice, in grado di rispondere con efficacia, spirito innovativo e creatività alle sfide del mondo contemporaneo su temi istituzionali, sociali, economici, politico-internazionali e bio-politici.
Alla nuova formazione unitaria del centro-destra – il Popolo della Libertà – cui gli elettori hanno affidato il governo del Paese, spetta una gravosa responsabilità: quella di riorganizzare, in termini politici, e rielaborare, in termini ideali, le forme e i contenuti di un grande partito liberale e moderato. Un tale partito costituisce oggi la premessa necessaria per ridare alla destra italiana quello slancio necessario per guardare con fiducia al proprio futuro e al futuro dell’Italia. Insieme ad altri soggetti analoghi, RL vuole partecipare concretamente alla fase progettuale del nuovo soggetto politico, per definire il profilo, le priorità e i confini ideali e politici del centro-destra italiano, all’interno della famiglia popolare e liberale europea. Il processo costituente del Pdl non è affatto definito nella sua direzione nè consolidato nei suoi caratteri di fondo. Al contrario, comporta e alimenta la competizione e il “conflitto” tra le diverse idee che possono ispirare l’azione di policy.
E’ ormai generalmente riconosciuta la necessità di avviare nel Paese profonde riforme; questo significa che le sfide dell’innovazione (in senso politico, sociale, istituzionale e civile) comportano in larga misura il superamento o il profondo aggiornamento della tradizione, della cultura e delle “ricette” su cui il sistema politico italiano ha fatto storicamente – e più o meno trasversalmente – affidamento e che la transizione politica avviata (non solo all’interno del centro destra) dalla leadership berlusconiana ha iniziato a mettere radicalmente in discussione.
In termini socio-economici, si impone la rottura di un sistema di organizzazione e regolazione economica, che tutela le rendite di posizione contro le esigenze della crescita, della competizione e dell’innovazione e che, a questo fine, istituisce la prevalenza dello stato sul mercato e del pubblico sul privato. Il rilancio economico del nostro paese e la sua tenuta sociale passano obbligatoriamente dalla riduzione della spesa pubblica e del prelievo fiscale, dalla limitazione dell’intervento statale e dell’intermediazione politico-burocratica nella vita degli individui e nell’attività delle imprese e – infine – da una profonda trasformazione del modello di welfare, affinché questo sia davvero diretto a contrastare la povertà e il bisogno. Al rischio della povertà, piccolo o grande che sia, non si risponde tanto offrendo una migliore protezione sociale, quanto determinando le condizioni di una crescita vigorosa. La sfida italiana, è prima di tutto quella “Europa su Europa”, cioè l’azzeramento del gap in termini di crescita, occupazione e salari con i paesi omologhi, in primo luogo europei.
Ad analoghe esigenze di responsabilità ed efficienza – e ad analoghi obiettivi di riforma – occorre ispirare la modifica dell’assetto istituzionale e delle regole di funzionamento dell’amministrazione pubblica. In questi ambiti è importante che lo schieramento del centro-destra metta a punto proposte che costituiscano il punto di arrivo di studi, riflessioni e dibattiti e rimangano legati ad una concezione pragmatica della politica come “arte del possibile” e ad una visione liberale dello Stato, della società e dell’individuo.
Una specifica attenzione RL riserva alla politica estera, di difesa e di sicurezza. Questi temi – che si legano in maniera indissolubile alla repressione del terrorismo internazionale e alle questioni connesse alla globalizzazione politica ed economica – concorrono a costituire in misura sempre maggiore non solo l’agenda di governo, ma la stessa identità politica dei grandi partiti europei. A due decenni dalla fine della “guerra fredda” si sono moltiplicati i fronti di “guerra calda” che vedono l’Occidente e l’Europa esposti ed impegnati nella difesa delle libertà civili, dei diritti umani e delle istituzioni di democrazia politica. L’Occidente non può più difendere la propria libertà civile e politica senza promuoverne il radicamento laddove essa è negata da regimi che se ne sentono mortalmente minacciati. RL intende riflettere su questa “condanna”, che costituisce insieme la mission e il vincolo della politica internazionale di una democrazia occidentale.
Lo stato delle relazioni globali è oggi dominato, sul piano dell’analisi e della proposta politico-economica, dalla riflessione sulla natura e sullo sviluppo del processo di “globalizzazione”, dove il termine definisce l’interazione e la graduale integrazione delle diverse aree del pianeta sul piano sociale, economico, culturale e istituzionale. Senza fanatismi e facili entusiasmi, riconosciamo i vantaggi arrecati o resi possibili da uno simile stato delle cose: l’inclusione nella “società del benessere” di miliardi di persone, la progressiva apertura civile ed economica di intere regioni del mondo, la maggiori opportunità per i nostri consumatori e l’ampliamento dei mercati per le nostre imprese. A tutto ciò si accompagnano costi, anche pesanti, concentrati in alcuni specifici ambiti sociali e in determinati settori della nostra economia. In un tale contesto, rischioso, ricco di opportunità e – per molti versi – inevitabile, RL crede che il compito dei liberali al governo sia, anche dal punto di vista economico, quello di orientare le scelte pubbliche alla ricerca di soluzioni non difensive, ma “sfidanti”, promuovendo la promozione costante dell’innovazione economica e tecnologica per il sistema produttivo come risposta alla concorrenza internazionale e l’orientamento del sistema di welfare e della formazione alle mutate condizioni del lavoro e dell’impresa.
RL indirizza inoltre la propria attività verso la riflessione teorica e politica sulle sfide etico-culturali del mondo contemporaneo, a partire da una pluralità eterogenea di temi (la bio-politica, l’immigrazione, l’evoluzione delle tecnoscienze, la trasformazione dei modelli di relazione sociale…) che impegnano e concorrono a trasformare (in modo problematico, ma non necessariamente “minaccioso”) l’identità civile e culturale dell’Occidente. Su ciascuno di questi temi, la nostra convinzione è che il rapporto fra tradizione e innovazione debba necessariamente svilupparsi sul piano del confronto e della competizione delle idee e debba escludere un utilizzo “ostruzionistico” della legislazione, a difesa di un ideale tradizionalistico.
Ad informare l’azione di RL è la consapevolezza che le istituzioni statuali non possano conformare la propria azione a specifici dettami religiosi, pena il venir meno di un fondamento delle democrazie contemporanee, vale a dire l’ « universale » liberale. Come deve rimanere centrale il contrasto allo statalismo economico sociale, così va evitato il rischio di deriva verso un altrettanto pernicioso statalismo etico, quale ne siano le ispirazioni. Un confronto aperto e virtuoso tra la visione cattolica e quella liberale non può risolversi nella richiesta di un unanime riconoscimento della supremazia della prima sulla seconda. Questa impostazione è coerente non solo – come è naturale – con il rispetto per ogni credo, in un contesto di pluralismo religioso, ma anche con l’idea che le organizzazioni religiose possano contribuire – dando pubblica espressione alle loro convinzioni – al dibattito delle idee e dunque alla formazione di « opinioni » pubbliche attive nella vita politica e sociale.
RL intende articolare la propria iniziativa su cinque settori di analisi e attività:
1) I partiti e lo Stato (riforme istituzionali e dell’amministrazione pubblica; organizzazione e funzionamento dei sistemi di partito; comunicazione e partecipazione politica);
2) Risorse, economia e mercato (finanza pubblica, welfare, fisco, liberalizzazioni, politiche dello sviluppo, energia e ambiente);
3) Diritto e giustizia (amministrazione giudiziaria, pene e diritti);
4) Il mondo e noi (politica estera e internazionale, immigrazione, globalizzazione, identità, diritti umani);
5) Bio-politica (la famiglia, la vita, la morte, la scienza e il futuro, attraverso la “lente” della politica).
Ciò comporterà, nel concreto, per fare pochi esempi, partecipare attivamente alla discussione e al confronto sulla legge elettorale e sul federalismo; sul quoziente familiare, sulle liberalizzazioni, sul sindacato e sul nucleare; sulle riforma necessaria dell’ordine giudiziario e sulle pene; sulle scelte di politica internazionale e sulle politiche per l’immigrazione e per gli immigrati; sulla eutanasia, le coppie gay, le staminali e la fecondazione assistita.
Con la propria attività RL intende partecipare e collegarsi in senso culturale, politico, programmatico e organizzativo al processo costituente del nuovo partito del centro-destra e alla definizione delle sue politiche. Una “polarità” non definita dall’identità di chi coloro che vi partecipano, ma dall’ancoraggio alla libertà, all’individuo e al mercato.
Il modello è quello della Fondazione che coinvolge il maggior numero possibile di persone e personalità e che, con strumenti “autonomi” di analisi, proposta, iniziativa e comunicazione abbia l’obiettivo di garantire una “polarità liberale” aperta, originale e competitiva nella discussione culturale e politica del PDL.