Come riporta il Giornale, pare che Giulio Tremonti abbia proposto di ricorrere “all’articolo 17 dei regolamenti europei”* per chiedere alla Commissione Ue di avviare un’indagine settoriale ed iniziare a verificare se l’Opec sia o meno un cartello. Crediamo che questo sia il naturale approdo del ragionamento di Tremonti su “speculazione, monopoli e duopoli”. Non pensavamo fosse capace di giungere a tanto, ma la realtà supera sempre l’immaginazione. Un’organizzazione che opera con un sistema di quote tra i propri partecipanti a lume di naso parrebbe proprio un cartello. Quindi l’unica conclusione cui potrà giungere la stralunata Commissione europea che indagasse questo mistero buffo sarebbe un’azione antitrust per sciogliere l’Opec. Un bello spezzatino, magari sorretto dalla credibile minaccia di sanzioni, e il gioco è fatto.
E se i membri Opec dovessero fare resistenza, possiamo sempre imporgli una Robin Hood Tax, e ordinare al graziato Ortis di vigilare affinché sauditi e compari non finiscano col traslare sui consumatori il maggiore onere. Noi nel frattempo costruiremo alcune decine di migliaia di centrali nucleari, per diversificare le fonti energetiche. E saranno pure liofilizzate, saltando in tal modo gli estenuanti tempi di costruzione: basterà annaffiarle durante una notte di plenilunio e collegare la spina.
La proposta di indagine anti-Opec è scaturita dalla vulcanica mente di Tremonti ieri, all’Università del San Raffaele, in un brainstorming di giuristi che ambiscono a spezzare le reni agli economisti: il sullodato Tremonti e l’immarcescibile Guido Rossi, il “Grande Advisor“, l’ex parlamentare comunista (come rileva con sublime perfidia l’autore dell’articolo, indovinate chi) sempre in sella o meglio a cavallo di pubblico e privato. Un giorno “ristruttura” la Telecom (per permettere al “capitano di sventura” che la possiede pro-tempore di tornare all’ovile del potere politico), e solo alcuni anni dopo averla condotta tra le braccia amorevoli della Ifil, con una splendida scatoletta italo-cinese da zero virgola qualcosa per cento; quello successivo dice peste e corna di questo capitalismo italiano che fa ridere, e che ricorda i tempi di Al Capone e “la Chicago degli anni Venti”.
Insomma, c’è aria di Grande Riforma: etica (il Signore ci aiuti) e dei mercati. Sarà , con tutta probabilità , una sorta di “rivoluzione in un solo paese”, buona al massimo per organizzare qualche convegno con D’Alema (che di mercati finanziari e soprattutto di banche si intende) e imbrattare alcuni editoriali dei nostri “grandi organi” di stampa (quelli a più canne), magari in funzione di trattativa di puro potere. Dai massimi sistemi al de minimis della nostra cucina politica.
Colpisce il fatto che un paese come l’Italia, dove il mercato non ha mai avuto diritto di cittadinanza, sostituito al più da un simulacro fatto di comitati di affari regolati da “grandi giuristi” vi sia qualcuno che parla di mettere sotto tutela il mercato medesimo. Surreale e un po’ triste, ma certamente una delle concause i cui effetti tangibili sono il numeretto di pil che con frequenza trimestrale (più o meno, a Istat piacendo) fa strame delle nostre dotte teorizzazioni.
Roundup: lamiadestra, liberalizzazioni.it
______________________________
*Se si tratta dell’articolo 17 del Regolamento CE 1/2003, esso recita:
CAPITOLO V
POTERI DI INDAGINE
Articolo 17
Indagini per settore economico e per tipo di accordi
1. Se l’evoluzione degli scambi fra Stati membri, la rigidità dei prezzi o altre circostanze fanno presumere che la concorrenza può essere ristretta o falsata all’interno del mercato comune, la Commissione può procedere ad una sua indagine in un settore specifico dell’economia o nell’ambito di un tipo particolare di accordi in vari settori. Nel corso di tale indagine la Commissione può richiedere alle imprese o alle associazioni di imprese interessate di fornire le informazioni necessarie per l’applicazione degli articoli 81 e 82 del trattato e svolgere i necessari accertamenti.
La Commissione può, in particolare, chiedere alle imprese o associazioni di imprese interessate di comunicarle tutti gli accordi, decisioni e pratiche concordate.
La Commissione può pubblicare una relazione sui risultati della sua indagine in settori specifici dell’economia o nell’ambito di tipi particolari di accordi in vari settori e invitare le parti interessate a presentare le loro osservazioni.