L’ufficio del presidente ucraino Viktor Yushenko ha accusato il primo ministro Yulia Timoshenko, già turbolenta alleata del presidente nella “rivoluzione arancione”, di aver tradito l’interesse nazionale venendo meno al supporto alla Georgia nel conflitto con la Russia. L’entourage di Yushenko accusa infatti Timoshenko di essere rimasta silente durante i fatti degli ultimi giorni, nel tentativo di assicurarsi il supporto di Mosca in vista delle elezioni presidenziali del 2010. “Le azioni dell’attuale primo ministro mostrano segni di alto tradimento e corruzione politica”, ha dichiarato Andriy Kyslynski, il vice capo dello staff di Yuschenko. “I russi stanno seriamente considerando di sostenere il primo ministro Yulia Timoschenko nella campagna presidenziale in caso di assunzione di una posizione passiva di quest’ultima nel conflitto con la Georgia”, Kyslynski ha aggiunto, secondo quanto appare sul sito presidenziale.
L’ufficio del presidente consegnerà ai magistrati documenti relativi alle asserite attività di Tymoshenko nell’interesse della parte russa. Yuschenko ha assunto una posizione apertamente avversa alla Russia, volando a Tbilisi la scorsa settimana assieme ai leader di Polonia e dei tre stati baltici per manifestare il proprio appoggio al presidente georgiano Mikheil Saakashvili e ponendo restrizioni al movimento di navi ed aerei russi della flotta del Mar Nero basati nella penisola ucraina di Crimea. Al contempo, Yulia Tymoshenko e la sua parte politica sono stati particolarmente attenti a mantenere una posizione equilibrata nel conflitto in Georgia.
A Georgia e Ucraina, durante il vertice dell’Alleanza tenutosi a Bucarest lo scorso aprile, è stato negato un più stretto rapporto con la Nato, ma molti analisti ritengono che le opportunità dell’Ucraina di accelerare il proprio iter di ingresso nella Nato siano aumentate nel contesto della crisi georgiana. Recentemente i ministri degli esteri dell’Unione Europea hanno firmato un accordo di associazione con l’Ucraina che, pur andando oltre l’attuale partnership, non giunge ad offrire a Kiev una prospettiva di ingresso nell’Unione Europea. Decisione che ha deluso l’Ucraina.
Forse la cautela europea verso l’Ucraina ha delle basi razionali, trattandosi di un paese che appare ancora molto immaturo, in termini di dinamiche democratiche, diviso in fazioni politiche che si combattono senza esclusione di colpi, incluse le accuse di alto tradimento e para-spionaggio. Dinamiche politiche non dissimili da quelle che si svolgono in Georgia, dove l’esagitato mangiacravattte Saakashvili, che non è ancora riuscito a conquistarsi dei banner sui blog occidentali, non si è finora fatto scrupolo di comprimere in modi spicci il dissenso interno. Poca meraviglia: aldilà del comprensibile risentimento per l’ingombrante vicino di casa russo, Ucraina e Georgia sono paesi caratterizzati da elevati tassi di nazionalismo e frazionismo, anche virulento, e dovrebbero trovare ulteriore stabilizzazione economica e politica prima di entrare a pieno titolo in un dispositivo politico-militare in evidente crisi d’identità come la Nato. In questo senso il “partenariato progressivo” con la Ue appare lo strumento migliore.
A meno che gli Stati Uniti, miopemente desiderosi di infilare un cuneo tra la “vecchia” e la “nuova” Europa, non decidano di incentivare (e probabilmente lo hanno già fatto) colpi di testa e fughe in avanti ad Est. Utili per i nostri editorialisti da ombrellone per riaffermare che “l’Europa è debole ed afasica”. O, più probabilmente, che ha interessi strategici propri, alcuni dei quali riescono ad emergere dalla polifonia prodotta dagli interessi nazionali dei singoli membri dell’Ue.