A pagina 27 della prima bozza del Dpef 2003 (made by Giulio nostro), si poteva leggere:
«Nel nostro Paese c’è un’elevata potenzialità di finanziare i consumi convertendo in reddito una parte della ricchezza accumulata dalle famiglie attraverso la casa. Il rifinanziamento dei mutui preesistenti è già diffuso in altri Paesi, ma in Italia la quantità di mutui in essere è molto inferiore alla quota presente in altri Paesi. Da questo punto di vista, linee di credito al consumo direttamente garantite dal mutuo ipotecario sono una valida alternativa»
Questo provvedimento venne in seguito stralciato, per le perplessità interne alla maggioranza.
In soldoni, Tremonti cinque anni fa proponeva di estrarre reddito e consumi attraverso il rifinanziamento dei mutui in essere e/o l’accensione di nuovi, sfruttando la fase di forti rialzi dei prezzi degli immobili. Tecnicamente si chiama home equity extraction e negli Stati Uniti è servita a sorreggere i consumi durante gli anni della bolla immobiliare, oltre che alimentare un robusto canale di cartolarizzazioni ipotecarie. Par di capire, quindi, che Tremonti fosse ansioso di imitare quella finanza “perfida” e figlia della globalizzazione che oggi tanto ama esecrare.