Dagli al socialista!

Galvanizzati dall’aver mandato a monte ogni ipotesi di bipartisanship, anche per colpa dell’Amministrazione Obama, che ha lasciato alla maggioranza Democratica al Congresso il compito di menare le danze e i pork barrels, i Repubblicani si preparano al Mid-Term (si, lo sappiamo, c’è ancora oltre un anno e mezzo, ma conviene attrezzarsi per tempo), mentre Obama oscilla tra grandi performance oratorie di Hope and Change e ammonimenti di doomsday prossimo venturo, dopo un pacchetto di stimolo troppo piccolo per tutto: per essere decisivo  a riportare la crescita al proprio potenziale ma anche per guidare gli States verso il socialismo.

Alcuni osservatori hanno la forte tentazione di imputare all’inquilino della Casa Bianca la violenta accelerazione al ribasso del mercato azionario vista in questi ultimi giorni. Robert Reich non è d’accordo. Una lettura consigliata soprattutto a quanti, dalle nostre parti, si ergono a liberisti coi dollari altrui, mentre restano stranamente afasici osservando le acrobazie del socialista della porta accanto, parte integrante di un governo che ad oggi appare assai più a sinistra (anzi, più conservatore a sinistra, che è peggio) dell’Amministrazione Obama. Alcuni spunti del pensiero di Reich:

L’argomentazione per cui Obama sarebbe in qualche modo responsabile per il collasso di Wall Street è assurda. In primo luogo, ogni principale scelta di policy che ha portato a questo collasso si è verificata sotto la supervisione di George W (o più precisamente sotto il suo fallimento a vigilare). Le bolle immobiliare e finanziaria sono state create sotto Bush e sono esplose sotto Bush. Il mercato azionario ha iniziato a collassare sotto Bush.

In secondo luogo, è inevitabile che le azioni, guidate dal pompato settore finanziario, avrebbero perso il poco di aria loro rimasta nel momento dell’inizio dello stress testing delle grandi banche, molte delle quali sono tecnicamente insolventi. Dopo tutto, i prezzi delle loro azioni sono stati costruiti su un tessuto di sogni e bugie. Altri settori, i cui valori erano analogamente distorti da anni di imbrogli finanziari e incuria regolatoria, come immobiliare ed assicurazioni, dovranno tornare al mondo reale prima di poter recuperare. Il che potrebbe significare altre perdite. Da ultimo, nessuno dei maghi della finanza che oggi accusano Obama di portare l’America nell’abisso ha offerto un piano alternativo per farci uscire dal caos in cui, non incidentalmente, molti di questi stessi maghi ci hanno felicemente trascinato.

L’articolo merita di essere letto nella sua interezza. Non entrerà nelle Tavole della Legge, ed il suo autore ha una precisa caratterizzazione politica, ma in un momento in cui il lo spin mediatico oscilla tra Rick Santelli e Rush Limbaugh, sotto il ritratto della santa  patrona Palin, anche al pensiero di Robert Reich dovrebbe almeno essere offerto diritto di cittadinanza.

Nota a margine: le aziende stanno drasticamente ridimensionando i dividendi, al limite dell’azzeramento. E’ suonata la sveglia, ed ha un suono terrificante. Pensare che investitori per anni anestetizzati da pervicaci raccomandazioni d’acquisto provenienti dalle banche d’investimento fossero in grado di vedere arrivare il crollo dei dividendi è decisamente troppo ottimistico. A noi inoltre pare che l’unico settore che sta genuinamente soffrendo per le prospettive dell’agenda politica di Obama sia l’Health Care. Ma non sta scritto da nessuna parte che settori azionari a cui viene tolta una rendita di posizione rappresentino il miglior testimonial dell’insipienza di una gestione politica. Anche nel Paese delle Meraviglie chiamato America dovrebbero esistere concetti come equità ed efficienza, e la sanità americana finora non ha propriamente brillato in queste due dimensioni.

Addendum: per chi vuole giocare con i numeri e la cabala, ecco un eccellente post (insulti inclusi) del sempre ottimo Barry Ritholtz – che precisa di non essere un Obama Cheerleader – e un grafico che mostra la performance di mercato del Nasdaq dall’Election Day 2000 al 4 marzo 2001. Il totale fa meno 33 per cento, che diventa meno 50 per cento dal momento in cui GWB ha preso vantaggio nei sondaggi, a settembre 2000. Does correlation imply causation? Pare di no, e men che mai in una congiuntura tragica come l’attuale. Ma non aspettatevi che serva da insegnamento ai nostri pundits del giorno prima.

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