«Questa crisi è una crisi psicologica, in gran parte. Abbiamo commissionato un’indagine tra i dipendenti pubblici che hanno più soldi dell’anno scorso e non rischiano il posto di lavoro. Volevamo sapere quanti avevano intenzione di cambiare la macchina e il 76 per cento* ha detto che non comprerà una auto nuova, senza una motivazione economica ma solo per la paura di una crisi economica che non li toccherà per niente» – Silvio Berlusconi
Appurato che i pubblici dipendenti si dimostrano talmente neghittosi da non voler neppure procedere all’acquisto di un’auto (e quindi meritano l’appellativo di fannulloni), vale la pena sottolineare che questa crisi è psicologica solo nella misura in cui l’elevatissima incertezza sul futuro costringe ad aumentare il risparmio precauzionale, anche di quanti non sono apparentemente a rischio di perdere il lavoro. Ma le motivazioni alla base di questo comportamento sono maledettamente reali. Nel frattempo, anzi nottetempo, alcuni corvi appollaiati in via XX Settembre pubblicano le nuove stime della Relazione Unificata sull’Economia e la Finanza pubblica. Dalle quali si evince che, con un po’ di fortuna, nel 2010 potremo riprendere il nostro sentiero di crescita zero. Sempre che, per quella data, i tassi d’interesse non siano risaliti troppo. Per questo forse all’Italia conviene che il mondo resti frugale.
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* Due conti a margine: il “sondaggio” non specifica se la domanda è relativa a decisioni di acquisto entro l’anno. Ipotizzate un campione di cento persone, e che in media l’auto si cambi ogni quattro anni (ottimistico?). Ciò vuol dire che, delle nostre cento persone, ogni anno 25 cambieranno auto, e (con un complesso algoritmo) 75 terranno la vecchia auto. Il risultato del sondaggio, sotto l’ipotesi ottimistica di turnover ogni quattro anni, non sembra così negativo: se si cambiasse auto ogni cinque anni, i no sarebbero stati l’80 per cento…