Il premier minaccia/promette una legge di iniziativa popolare per ridurre drasticamente il numero di parlamentari. Perché “non si può chiedere a tacchini e capponi di anticipare il Natale“. Metafore (sessuali?) a parte, e ricordando che le proposte di legge di iniziativa popolare sono comunque approvate dal parlamento, dove accade che il partito di Berlusconi abbia amplissima maggioranza, perché non ricorrere direttamente ad un ddl governativo, licenziato nel prossimo consiglio dei ministri? Ma a parte queste sottigliezze, noi siamo col Cav. Presenti questo ddl, che d’acchito è very pop e piacerà molto ai cittadini-contribuenti. Ma non dimentichi di presentarne anche un altro, per ridurre drasticamente il numero di consiglieri regionali, provinciali e comunali, non meno pletorici dei parlamentari.
E anche uno per disboscare le Asl, e uno per evitare che la classe politica continui a banchettare a quattro palmenti nelle municipalizzate, soprattutto dopo l’introduzione del sistema duale di governance, con consigli di sorveglianza e di gestione inzeppati di gerarchetti con tessera. E anche uno per porre la parola fine alle follie di alcune regioni a statuto speciale. Anzi, come dice il ministro Brunetta, aboliamo lo statuto speciale, anticipando parti del federalismo prossimo venturo. Coraggio, il lavoro non può essere lasciato a metà, e nemmeno ad un ventesimo, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che siamo sempre nel regno del vorrei ma non posso. Questo per quanto riguarda l’aspetto pletorico ed inflazionistico dei costi della politica. Dal versante dell’efficienza del processo decisionale, invece, scartando l’ipotesi di soppressione del legislativo (che non fa molto fino), ed in attesa della eliminazione del bicameralismo perfetto (anche a questo penserà il federalismo, giusto?), iniziamo a riformare i regolamenti parlamentari. La produttività del parlamento potrà solo guadagnarne.
Addendum: ci era sfuggito che il numero di deputati e senatori è stabilito dalla Costituzione. Forse conviene fare un respiro profondo ed attendere che il federalismo fiscale vada a regime, senza fughe in avanti pre-elettorali.