E’ davvero difficile tentare di commentare una notizia del genere:
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ribadisce la vulnerabilità [sic, ndPh.] delle stime di crescita che vengono diffuse in questo momento di crisi. Commentando il dato fornito oggi dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che ha parlato di un possibile -5%, Tremonti ha detto: “La stessa istituzione – ha detto in un’intervista al Tg2 – qualche mese fa aveva detto -2%. Chi ha ragione?” (Ansa, 25 giugno 2009)
E’ una frase talmente demenziale da far pensare ad un deliberato lazzo di Tremonti. Se qualche mese fa i modelli prevedevano una contrazione del Pil del 2 per cento, ed oggi la situazione è talmente deteriorata da portare a prevedere il meno 5 per cento, a chi potremo mai addossarne la responsabilità?
Siamo di fronte ad una persona che non solo ignora come è costruito un modello econometrico (e se ne vanta pure), ma addirittura pare rifiutare il buon senso dell’evoluzione della congiuntura, mettendo il mondo in un unico, enorme modello meccanicistico-deterministico, che chiameremo Storia, con la maiuscola. Come misura Tremonti il polso dell’economia del paese? Parrebbe da evidenze aneddotiche quali il traffico autostradale e postale. Servono anche quelle, ma solo su base ancillare ai dati veri. Oppure nelle chiacchiere da bar.
Quanto all’Ansa, il problema non è la vulnerabilità delle previsioni, ma quella del quadro economico. Ma ancora una volta, per ignoranza da un lato e servilismo dall’altro, si preferisce rompere il termometro. Concetto che Tremonti stesso ribadisce quando lancia uno psichedelico “appello” agli economisti ed alle istituzioni sui dati macroeconomici che riguardano la congiuntura italiana:
“Silenzio fino a settembre, facciamo passare almeno l’estate. Ne guadagnerebbero in salute gli economisti ma soprattutto la gente. Non è censura, è igiene”
L’unica igiene di cui vi è bisogno in questo paese, dopo aver letto simili commenti, è quella mentale.