Piccolo shock per il ministro dello Sviluppo Economico, con delega all’aeroporto di Albenga, a seguito del dato relativo agli ordinativi industriali italiani nel mese di agosto, calati di un robusto 8,6 per cento rispetto al mese precedente, quando il progresso su giugno è stato ridimensionato da più 3,2 a più 2,1 per cento. Claudio Scajola non perde l’occasione per chiosare il datapoint:
«Se valutiamo ogni dato fermo in se stesso e non valutiamo un periodo piu’ lungo, il trimestre o il semestre, non facciamo che provocare allarme e non diamo un’informazione corretta. Dobbiamo invece valutare periodi più lunghi»
Corretto, anzi di più.
Solo lievemente incoerente rispetto alla trionfale dichiarazione che lo stesso Scajola dettò alle agenzie il 9 ottobre (ben undici giorni addietro, un’era geologica), a commento del fantasmagorico dato agostano di produzione industriale, quel più 7 per cento mensile che ci aveva fatto sognare. All’epoca, Scajola scolpì:
«Il forte aumento della produzione industriale in agosto conferma che la ripresa è in corso e potrebbe essere più rapida e consistente di quanto sinora previsto. Anche se il dato di agosto può essere soggetto ad aggiustamenti la dimensione del rimbalzo produttivo è tale da lasciar ben sperare anche per i mesi successivi»
La destagionalizzazione è come il sole estivo: a volte gioca brutti scherzi. Soprattutto per il fatto che la quasi totalità dei nostri politici queste cose non le sa né le vuole sapere, perché sono tutte diavolerie buone per gli economisti, vil razza dannata. Riponiamo in ghiaccio la magnum stappata dieci giorni fa e attendiamo fiduciosi sapendo che, comunque vadano le cose, “il governo sta gestendo la crisi nel migliore dei modi possibili”, Scajola dixit. Noi invece vi omaggiamo del confronto sul dato tendenziale degli ordinativi industriali, cioè della variazione annua, tra Italia (linea blu) e Germania, da cui si evince inequivocabilmente che la nostra è una ripresa a forma di V.
