- CHICAGO BLOG » Il divorzio auspicabile tra Fiat e governi – «La Gran Bretagna non ha difeso nessuno dei suoi storici marchi nazionali, ma ha attirato grandi gruppi dell’auto di tutto il mondo, e produce oggi cinque volte più di noi. Per far questo, occorre garantire tasse competitive, vincoli amministrativi non soffocanti, e accordi salariali come quelli consentiti dal nuovo modello contrattuale varato un anno fa. Un modello che non introduce solo la contrattazione decentrata del salario, ma anche la facoltà di derogare – per consenso delle parti – dalla parte normativa del contratto nazionale»;
- Europe Risks Another Global Depression « The Baseline Scenario – Leggendo Simon Johnson, ex chief economist del FMI, pare non esservi via d’uscita alla tragedia greca. Che sta per diventare eurodramma. Segnaliamo questa scontata induzione: «Ireland and Italy are next up for hostile reconsideration by the markets, and the UK may not be far behind»;
- The Big Picture » Blog Archive » Bookonomics (or, why writers don’t make min. wage) – Quanto ha guadagnato Ritholtz per il suo Bailout Nation. La componente indiretta e non immediatamente monetizzata è sicuramente quella più rilevante;
- L’Italia dei finti assunti e del lavoro nero – Corriere della Sera – «Prova provata di come abbia ragione il professor Marzio Barbagli, il massimo studioso della criminalità in Italia, quando spiega che non sono i “vescovoni”, i buonisti o le anime belle della Caritas ad attirare gli immigrati in Italia. Sono anche, se non soprattutto, tutti quegli italiani che offrono una quantità di lavoro nero impensabile negli Stati più seri: “La nostra è un’economia che ha caratteristiche strutturali che favoriscono l’immigrazione irregolare. Si basa sul lavoro nero e non esistono controlli. Le norme ci sono, ma nessuno le fa rispettare”. Soluzione? “Moltiplicare per mille i controlli. Rendere più severe le pene per gli imprenditori che sfruttano i lavoratori”».