Quando il neurone è in vacanza

Siamo in estate, la stagione dei colpi di sole, dell’insostenibile leggerezza dell’essere, dei torpori di varia natura. Possibile anche che questo sito, che di solito non fa del bar sport, si dedichi ed elucubrazioni pallonare allo stesso modo in cui lo fanno tutto l’anno altri noti opinionisti blogosferici, spesso neppure parlando di calcio. Consentiteci quindi una licenza poetica alla dea Eupalla, come avrebbe detto Gioanbrerafucarlo.

Anche perché, pur volendo, è davvero impossibile passare sotto silenzio alcune acrobatiche evoluzioni sulla corda tesa della logica, come quelle che quattro anni fa vedevano nella vittoria mondiale italiana il risultato del sistema-Moggi (che non era una cricca, sappiatelo, ma solo il frutto di una profonda competenza che il cielo ha donato a Lucianone), e che oggi specularmente attribuiscono la colpa della comunque troppo enfatizzata “disfatta” sudafricana allo smantellamento del calcio italiano nella stagione post-Calciopoli.

La spericolata tesi è sempre del nostro tuttologo multimediale di riferimento, uno che di colpi di Sole ormai se ne intende, anche per contratto. Nessun accenno al disastro nippo-coreano del 2002 ed alla cacciata al primo turno dell’Europeo del 2004, quando il moggismo trionfava e le nazionali erano il frutto di un blocco juventino-milanista. Ma che ci volete fare, queste sono le stesse argomentazioni, mutatis mutandis, che sentiamo da anni in politica estera, frutto di un reverse engineering da Luna Park di paese: fissata (in ogni senso) la tesi, l’argomentazione seguirà, ansimante ed in braghe di tela. Non varrebbe quindi neppure la pena tornarvi sopra, se non fosse che (appunto) siamo in estate, la stagione in cui anche i siti più accigliati sentono il dovere di sbracare un attimo.

Dateci retta, impiegate i vostri timori per cose più serie, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il pallone tricolore si rifonderà per l’ennesima volta, ricorrendo a vivai che esistono e vincono (Santon e Balotelli, quelli della “squadra internazionale di nome e di fatto”, li abbiamo trovati sotto un cavolo una mattina di Primavera, intesa come squadra anagrafica); o magari con un aumento delle naturalizzazioni, che potrebbero anche porre le basi per una riflessione appena più strutturata sulla società italiana e sulla sua necessità di aprirsi al mondo ed a quanti intendono partecipare alla sua vita di comunità nazionale. Così non leggeremo più idiozie come quelle di giorni addietro, e non saremo costretti a scomputare i gol etnicamente impuri di una Germania turco-polacca. Dal cospirazionismo al protezionismo calderoliano, in Italia è sempre estate e il colpo di sole diventa permanente, senza neppure bisogno di ricorrere al parrucchiere.

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