Quelli che seguono sono alcuni passaggi del testo dell’audizione del Presidente di Agcom, Corrado Calabrò, alla IX Commissione (Trasporti, poste e comunicazione) sul tema “La numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre, l’accesso alla rete e l’adozione da parte di Telecom del modello Open Access, lo sviluppo della banda larga e delle reti di nuova generazione“.
Sono osservazioni relative allo stato dell’accesso ed utilizzo di internet nel nostro paese, ed illustrano efficacemente ritardi e potenzialità strategiche per lo sviluppo dell’economia, oltre che di una classe di cittadini più consapevole nella fruizione delle informazioni.
«Siamo sotto la media (…) per il numero di famiglie connesse a internet, oltre che per la diffusione degli acquisti on-line e per il contributo dell’Information Communication Tecnology al prodotto interno»
«Il nostro Paese è il fanalino di coda nel commercio e nei servizi elettronici. Le imprese vendono poco sul web; la quota di esportazioni legate all’ICT è pari al 2,2% e relega l’Italia al penultimo posto in Europa. Peraltro l’esportazione delle nostre aziende contribuisce per il 25% al valore aggiunto del PIL. Dai dati Istat risulta che le imprese esportatrici italiane sono 189.000, ma 116.000 contribuiscono all’esportazione soltanto per lo 0,6%; 8.218 aziende esportano l’81% del totale, e il 43% esporta su un unico mercato»
«Come si vede, c’è un ampio campo che si aprirebbe dinanzi per le nostre piccole e medie imprese, che hanno spesso una produzione specializzata e talora di eccellenza, qualora potessero disporre di ulteriori modalità di promozione e di vendita. Stando così le cose, gli obiettivi ambiziosi della Agenda Digitale europea difficilmente potranno essere raggiunti»
«Il futuro presuppone l’ultra banda, le reti di nuova generazione in fibra ottica con capacità di trasmissione sopra i 50 Mbit/s, mentre l’Italia ancora ha difficoltà a chiudere il piano per il digital divide – che vuol dire, sostanzialmente, far accedere tutti oggi a internet alla potenza della tecnologia di ieri – e non si accinge a fare un passo decisivo verso la fibra. Eppure il passaggio alla fibra ottica – e ai nuovi servizi e contenuti fruibili – garantirebbe ingenti risparmi e una spinta decisiva alla ripresa (exit strategy)»
«L’UE ha rilevato che l’Italia ha il record degli acquisti on line dei biglietti del treno e dell’aereo. Come mai? Oltre a non fare più la coda, l’utente non paga i diritti di emissione e non deve necessariamente stampare il biglietto. In questo caso gli incentivi per utente e imprese verso la dematerializzazione e la disintermediazione del servizio convergono. Se l’Italia vuole essere on line deve dunque agire per la rimozione delle remore mentali e l’azzeramento dei balzelli digitali»
«Il settore pubblico può fare la sua parte. I contenuti pubblici sono infatti un driver importantissimo per la diffusione di una familiarità con il digitale. In questo senso, la diminuzione del 17,8% degli investimenti destinati ai contenuti digitali in ambito pubblico nel corso del biennio 2008 – 2009 non è un buon segno»
Desolante, non trovate? Ah, e stiamo ancora attendendo i leggendari 800 milioni per lo sviluppo della banda larga, come passa il tempo, sembra ieri! Stiamo anche aspettando la nomina di un ministro per lo Sviluppo Economico (quello previsto per “la prossima settimana”), e in pole position pare esserci Paolo Romani, il lobbista di Mediaset in Europa, un indiscusso esperto della materia.
Di certo, siamo di fronte ad un argomento di cui parlare nei “porta a porta” con i quali i Venditori della Libertà potranno affabulare i cittadini-clienti sui mirabili achievement di governo e maggioranza. Eppure, il dubbio che in questo paese non si riesca a sviluppare un’infrastruttura digitale come quella esistente nei paesi con i quali ci confrontiamo a causa dei “personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese“, a noi resta. Ma dev’essere perché siamo dei disfattisti.