Premesso che il titolo di questo post è uno spudorato plagio da Andrew Sullivan (si parva licet), ci scrive il nostro fedele e misterioso lettore Adam Hayek.
Che osserva quanto segue:
Per quale motivo una persona favorevole al conservatorismo fiscale ed allo small government dovrebbe per ciò stesso essere “naturalmente” contraria all’aborto o al matrimonio omosessuale?
Pensa ad una matrice 2×2. Sulle righe due posizioni: fiscal conservative, fiscal progressive (= spesa pubblica e tasse a gogò); sulle colonne altre due: social conservative, social progressive (= zapaterismi assortiti).
Quello che Forte dice è che i Tea Parties – come quasi sempre è stato per la destra americana vincente elettoralmente – sono collocabili nella casella “FC-SC”. E’ la casella, per dire, di Reagan e Gingrich (e Palin 2012?). Phastidio immagino si collochi in quella “FC-SP” (come Pannella, per dire). Il governo italiano attuale (e non solo attuale…) su quella “FP-SC”, anche se a parole si dice “FC”. Nulla di male, non c’è un nesso obbligatorio tra le due dimensioni, però non si può neppure negare l’evidenza che negli USA la casella “FC-SC” e quella “FP-SP” esprimono le posizioni “classiche” del dibattito politico REP vs DEM.
Se poi la tesi di Forte è dovuta ad un ragionamento del tipo “solo in una società dove sono forti certi valori (p.e. la famiglia tradizionale) può svilupparsi una vera economia di mercato, priva di posizioni dominanti”, anche qui nessuna novità. Lo dicevano già gli ordoliberali tedeschi – che Forte ben conosce – negli anni Trenta/Quaranta ed è una tesi consolidata della moderna sociologia delle religioni (Stark, Iannaccone, ecc.). Lo ammette persino Foucault (!) nelle lezioni al College de France di fine anni Settanta.
Anche noi avevamo in mente una matrice 2×2, quando abbiamo scritto il post. Ovviamente dissentiamo radicalmente (passateci l’avverbio) dalla frettolosa e liquidatoria definizione di “zapaterismi”, visto che esiste una tradizione libertaria americana, che per semplicità potremmo rappresentare con la figura del professor Jeffrey Miron, antiproibizionista ed ultraliberista in economia, che nulla c’entra con i sopracitati zapaterismi socialisti. Non saremmo così manieristici nel collocare il GOP nel quadrante fiscal conservative-social conservative: quella è la rappresentazione-percezione tradizionale dei Repubblicani, ma basterebbe dare un’occhiata ai deficit strutturali costruiti negli otto anni dell’Amministrazione Bush per archiviarla come luogo comune.
Quello che proprio non ci è chiaro è in che modo un contesto di normazione (la più leggera possibile) delle unioni civili (cioè delle coppie gay), o una legge sulle direttive di fine vita porti direttamente al socialismo ed all’attenuazione delle libertà economiche. Senza scomodare gli ordoliberali, chi afferma questo dice le stesse cose di Sacconi, e si scontra con una realtà fatta ad esempio da paesi come l’Olanda, paese capitalista per definizione ma anche con elevato livello di libertà civili. Oppure come la compassata e conservatrice Germania, in cui il vice-cancelliere e ministro degli Esteri sposa il suo compagno (mettendo a repentaglio la crescita ed i conti pubblici del paese, quindi?) o come l’opulenta Svizzera, altro noto bastione del socialismo zapateriano. Quanto a Phastidio e Pannella, basta guardare questo posizionamento, e ricordare che Pannella è un socialista, nulla di più.
Ma il contributo di Adam Hayek è certamente più costruttivo ed intellettualmente stimolante di quello del solito folcloristico filosofo da cantiere che, spremendosi quotidianamente i neuroni sulla tazza, sostiene che
«Gli stili di vita “alternativi”, che hanno innervato e innervano la controcultura dagli anni ’70 a questa parte, si traducono infatti in oneri a carico della fiscalità generale. Il libertarismo non è individualismo, tutt’altro: esso rappresenta la dottrina cara a chi invoca l’inserimento di ciascuno in un vero tessuto normativo, nato dal basso senza pianificazioni dettate da questa o quella finalità politica»
In altri termini, in questa rappresentazione fascistella della società e del “libertarismo” (ohibò), la maggioranza fa quel cazzo che le pare e le minoranze si fottano, con o senza “oneri per la fiscalità generale”. Il ragazzotto deve passare troppo tempo dal commercialista, crediamo.
Idiozie a parte, attendiamo che la versione italiana dei Tea Party elabori anche sui valori sociali, passaggio fondamentale per capirne di più sul movimento. Perché chi scrive avrebbe anche una piattaforma politica, del tipo “meno tasse, più gnocca”. Ovviamente chiunque tra voi può elaborare diversamente, dopo di che resterebbe comunque da capire quante probabilità ci sono di far passare un manifesto del genere.