Ieri, commentando il mirabolante dato tendenziale della produzione industriale italiana in agosto ci siamo evidentemente fatti prendere dall’entusiasmo, indicando che “che siamo distanti ancora un 12 per cento circa dall’indice di produzione industriale di agosto 2008”. Ebbene, le cose non stanno esattamente così.
O meglio, stanno così riguardo al dato di agosto 2008, ma quel dato non ha particolare valore perché il massimo ciclico di produzione industriale italiana è stato toccato ad aprile 2008, quattro mesi prima. Lo conferma il commento di Davide Baldi e Ludovico Poggi, su lavoce.info, che sbertucciano il +9,5 per cento di “tendenziale”:
«Il dato non è il migliore dal 1997, come si può facilmente evincere guardando il grafico 1 costruito sui numeri resi pubblici ieri: la produzione industriale è ancora lontana dai livelli dell’aprile 2008, per l’esattezza è del 17,1 per cento inferiore rispetto a prima della crisi»
Eh. Ma almeno abbiamo introdotto nel public speech italiano la grandezza definita “variazione tendenziale”, e poco importa che la base da cui la medesima è rilevata sia caduta dal terzo piano e stia ora cercando faticosamente di raggiungere l’ammezzato. Il tutto senza considerare le problematiche di destagionalizzazione, che nel mese di agosto sono sempre più acute che in altri periodi dell’anno; né i reiterati brontolii che giungono dal Superindice Ocse, come anche da noi segnalato. Promettiamo che per il futuro saremo meno sciatti e meno ottimisti.
Restiamo per contro risolutamente pessimisti circa la possibilità che la stampa riesca a comprendere questi concetti. Suggerimento all’Ordine dei Giornalisti: organizzare corsi di formazione su come si leggono le statistiche economiche. Ce n’è disperato bisogno.
