Mentre arriva la notizia che il caucus democratico sarebbe stato colto da violenti mal di pancia per l’accordo fiscale tra Obama e Repubblicani, che regalerà all’America altri 900 miliardi di dollari di debito per il prossimo biennio, pare proprio che lo spirito di Dubya continui ad aleggiare sugli scassatissimi conti pubblici americani, anche nella nuova luminosa era del conservatorismo fiscale, quello che promette di tagliare tutto, soprattutto le tasse, ma sempre e comunque in rigoroso deficit.
Al riguardo, ecco le interessanti considerazioni di una fonte non propriamente liberal:
«Dopo una significativa vittoria elettorale, a cui ha contribuito in parte il movimento dei Tea Party, quale è stata la prima e più pressante priorità della leadership Repubblicana? Assicurarsi che i tagli d’imposta che fanno crescere il debito – e che essi stessi non sono riusciti a ripagare negli anni di Bush – continuino ad aumentare il deficit in futuro, ed assicurarsi di non doverli pagare ora. Nel complesso, i tagli d’imposta erano (in modo piuttosto discutibile), la policy domestica dell’Amministrazione Bush giudicata soddisfacente da molti conservatori, e se ciò continua ad essere vero avremo conferma di quanto poco ai conservatori importi di far crescere il debito anche in questo momento.
E’ certamente vero che il movimento dei Tea Party si oppone ad aumenti d’imposta, ma si presume che sia interessato a riportare il debito pubblico sotto controllo. La leadership [repubblicana] ha chiarito che è molto felice di di accumulare molto altro debito attraverso estensioni dei tagli d’imposta, tagli dei contributi sociali, e spesa continua. Le abitudini dell’era Bush di “spendi e fai debiti” sono riprese a poche settimane da quel midterm che si pensava dovesse rappresentare il ripudio di quelle abitudini. I nuovi membri di Camera e Senato si ribelleranno contro questo rapido ritorno ai vecchi tempi? Se Tea Partiers e conservatori fanno sul serio riguardo la riduzione del debito, dovranno assicurarsi che ciò accada»
Noi abbiamo invece il timore che aspetteremo invano questa mitologica ribellione fiscale. In America esistono ormai due tipi di socialisti, quelli liberal e quelli conservatori. Ma nessuno pare essersene accorto, soprattutto dalle nostre parti, dove evidentemente la favola di Laffer trova ancora entusiastici adepti. Ed ora, attendete fiduciosi la poderosa crescita indotta da questo ennesimo deficit spending, questa volta benedetto dall’inconfondibile marchio di fabbrica del GOP bushiano.