Gettonatissimo, oggi sui social network, questo editoriale di Ernesto Galli Della Loggia. Quello che Cinghialone Craxi, oltre due decenni addietro, ebbe a definire “intellettuale dei miei stivali”, e che oggi affresca lo sfascio italiano con pennellate d’autore.
Sarebbe più credibile, GDL, se non scrivesse sul quotidiano che da tempo immemore ha smesso di rappresentare “l’illuminata borghesia italiana” (ammesso e non concesso che una tale entità sia mai realmente esistita), per diventare la cassa di compensazione dei poteri marci e spaventati d’Italia, ma non si può avere tutto e uno in qualche modo deve pur vivere, anche spiegandoci dove abitiamo. Non è colpa di un qualche preciso governo (o sgoverno), è la classe politica nella sua interezza e nella sua pochezza che sta contribuendo alacremente alla decomposizione del paese. Perché al mago Berlusconi, così adorato dai suoi direttorissimi che ne cantano le gesta, e che fa scomparire la munnezza da Napoli almeno tre volte la settimana malgrado la costante minaccia comunista che grava sul paese, si contrappone un’opposizione fatta di parolai, affabulatori, affaristi in sedicesimo e piccoli uomini incapaci di comprendere il mondo in cui questo paese è immerso.
Forse ora risulterà più chiaro il senso di aver definito Tremonti “un buon amministratore del declino italiano”.