Il nostro premier è triste. Per i continui ostacoli che il Malvagio (travestito di volta in volta da magistratura, parlamento, presidente della repubblica) getta sul suo camino riformatore. Ultimo insulto, la mutazione del Milleproroghe:
«Quello che il presidente del Consiglio e il Governo avevano concepito come un focoso destriero purosangue, quando esce dal Parlamento è, se va bene, un ippopotamo»
Si è lamentato ieri il Cavaliere.
Ed ha ragione: il Milleproroghe è un mostro istituito (non da ieri) con la finalità di rinviare termini perentori previsti da leggi in essere, e ha finito col diventare la replica della legge Finanziaria degli anni ruggenti. Il problema è che questa degenerazione del Milleproroghe deriva soprattutto dall’imponente numero di emendamenti provenienti dalle stesse file della compatta maggioranza che sostiene la vigorosa azione dell’esecutivo.
Oggi sul Corriere, molto opportunamente Salvatore Bragantini ricorda che il Milleproroghe è diventato la camera di compensazione di una maggioranza che semplicemente non è più tale (o meglio, lo è solo sul piano numerico), che ha di fatto bloccato la produzione legislativa per impossibilità di trovare un denominatore comune su specifiche iniziative parlamentari. Da qui, come segnala Bragantini,
La necessità di un veicolo omnibus, oltre alla manovra finanziaria, ove affastellare, insieme ai rinvii, altri desiderata che mai potrebbero diventare legge da soli.
Il Milleproroghe ed il suo impazzimento altro non sono quindi che il sintomo della dissoluzione di una maggioranza politica. Potremmo anche abolire questo parlamento di nominati, dove (come disse tempo addietro il premier) basterebbero trenta persone per gestire i lavori e dirigere il traffico. Il problema è che queste trenta persone sarebbero comunque espressione della coalizione che sostiene il premier, ed il problema si riproporrebbe invariato, dovendo indennizzare i vari Responsabili e Disponibili. A ben vedere, quindi, di ostacolo in ostacolo (l'”agente ostruente esterno”, ricordate), l’unica soluzione è quella di assegnare tutto il potere a Silvio Berlusconi ed al suo bianco destriero. Ogni altra ipotesi è un complotto comunista. Di cui è parte integrante il federale che gestisce il Family Day dell’Atac e che ieri schiumava contro Tremonti, reo di essersi rallegrato per il ripristino del taglio al numero di assessori nell’Urbe.
E ve lo meritate, Alberto Sordi Silvio Berlusconi.