Questa sera, nel corso del telegiornale de la7, il sondaggista Fabrizio Masia è finalmente riuscito ad inserirsi nella settimanale trance agonistica di Enrico Mentana (impegnato ogni lunedì ad esaltare variazioni dello 0,2 per cento del caravanserraglio partitico italiano), per scolpire la seguente precisazione:
“Le variazioni settimanali non sono statisticamente significative”
Così, con questa frasetta buttata lì con nonchalance – come i bugiardini dei farmaci sugli effetti collaterali, morte inclusa, o i piccolissimi disclaimer nei prospetti informativi delle società di gestione sui risultati passati non rappresentativi di performance future – Masia ha iniziato di buona lena a segare il ramo su cui lui e Mentana sono seduti da mesi.
Forse accortosi dell’autogol, il sondaggista è riuscito ad impedire che la barca si rovesciasse, affermando:
“Questi dati vanno presi come tendenza”
No, esimio. O meglio, si, ma solo nella misura in cui si mostra l’arco temporale che tale tendenza dovrebbe contenere. Se ci si limita a mostrare i dati delle Politiche del 2008 non si fa un bel servizio, né agli spettatori né alla propria professionalità. Ma transeat: il buon Mentana non ha battuto ciglio, e già dalla prossima settimana potrà tornare a produrre adrenalina commentando il meno 0,2 per cento dei Verdi, “segno che l’effetto Fukushima è terminato”. Come anche il senso del ridicolo, immaginiamo.
P.S. Ma non sarebbe il caso che i sondaggisti dichiarassero il margine di errore rispetto alla stima centrale? Come dite, che in tal modo si scoprirebbero subito le stime statisticamente non significative e il giochino terminerebbe? Avete ragione, in fondo siamo pur sempre in Italia, mai sovrastimare la deontologia.
Update – Il margine di errore è dichiarato, anche se non in trasmissione. Ed è del 3,1 per cento, in più o in meno. La domanda sorge quindi spontanea, caro Mentana: ma di che diavolo stiamo parlando?