Non siamo mica gli americani

In un puntuto editoriale sul Sole, il professor Luigi Zingales analizza quello che è ormai divenuto il “modello Intesa Sanpaolo”, quello di una cosiddetta “banca di sistema” che, nelle parole del presidente del Consiglio di Sorveglianza, Giovanni Bazoli, persegue un modello di responsabilità sociale aziendale, a differenza di quanto accade nel modello americano, che impone «l’imperativo categorico del continuo aumento dei profitti e del valore per gli azionisti». Premesso che gli azionisti catalanamente preferiscono la creazione di valore alle ricapitalizzzazioni per chiudere i buchi, di certo c’è motivo per ritenere che Intesa riesca piuttosto agevolmente a farsi gli affari propri, mentre inneggia alla dottrina sociale della banca-chiesa.

Zingales parte dal celeberrimo caso-Alitalia:

«Intesa Sanpaolo fu chiamata come consulente del Governo, che deteneva la maggioranza della compagnia di bandiera. Il piano Fenice, da lei elaborato, vide la stessa banca nel ruolo di uno degli acquirenti della “parte buona” di Alitalia. Nello spietato mondo americano, dove valgono le regole del profitto, ma anche quelle della trasparenza, un consulente del venditore non può assumere allo stesso tempo anche il ruolo di compratore, perché in palese conflitto di interessi. Ma in Italia, si sa, il conflitto di interessi non è un problema molto sentito. Anzi, il conflitto di interessi non esiste neppure, perché Intesa Sanpaolo non segue la spietata logica del profitto, ma opera nell’interesse del Paese»

Primo missile, a bersaglio. Un bersaglio fin troppo facile, però. Si parla poi dell’invereconda soppressione dell’Antitrust, sempre nel caso Alitalia:

«Se Intesa Sanpaolo fosse una banca orientata al profitto, tanto potere di mercato nelle mani di un solo operatore avrebbe spaventato. Ma trattandosi di una banca al servizio del Paese, il consenso dell’Antitrust fu ottenuto in un battibaleno»

Proprio così. Ma già all’orizzonte si profila la prossima posizione dominante, sempre nel nome dell’italianità:

«Il piano Parmalat segue linee simili. Intesa Sanpaolo beneficia, sotto forma di un prezzo di acquisto minore, del decreto del Governo che paralizza Lactalis, costringendola a svendere. Intesa Sanpaolo beneficierà anche di una probabile revisione del decreto milleproroghe, che aveva impedito di distribuire la liquidità in pancia a Parmalat

I consumatori faranno la loro parte, sopportando un forte aumento della concentrazione nel settore del latte. In nome dell’italianità di Parmalat, sarà concesso a Intesa Sanpaolo di vendere le principali partecipazioni estere di Parmalat al miglior offerente. La nuova entità beneficierà anche dei finanziamenti agevolati della Cassa depositi e prestiti»

Impeccabile. O quasi. Perché per fare un “affare” occorre di solito essere in due. Nel nostro caso l’altra metà del business è  l’arbitro che tira in porta, il power broker che voleva liberare il paese e che lo sta imbalsamando irrimediabilmente, con l’alacre ausilio dei patrioti che si fanno gli affari propri. Come Intesa, ma non solo Intesa. Questo power broker, come immaginate, è il nostro prestigioso governo, quello dall’anima popolare e popolano, quello che ulula alla luna contro quei poteri forti con i quali ama sedersi a tavola, e che alla bisogna richiama all’ordine con qualche fulminante editoriale liberista dei propri liberi pensatori a gettone.

Non faremo i pignoli sul modello capitalistico americano, visto che là le banche da molto tempo hanno a libro paga Congresso e Casa Bianca. Ma almeno vengono salvate le entità realmente sistemiche, e tra quelle non figurano (e non potrebbe essere altrimenti) produttori di merendine e latticini e linee aeree decotte.

Ora, è pacifico che Intesa persegue il proprio particulare, e che in un paese ridicolo come l’Italia ha pure il bonus aggiunto di permettersi di mandare i suoi massimi esponenti a filosofeggiare sui nostri destini col ditino levato al cielo, ma tacere del ruolo governativo nell’agevolare queste prassi anti-mercato risulta un’oggettiva menomazione dell’altrimenti esemplare editoriale di Zingales.

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