Secondo l’ultima nota di ricerca Global Fixed Income Markets Weekly, di JPMorgan, il nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia può (forse) avere stabilizzato il paese ellenico, ma ha fatto assai poco per rimuovere il contagio alla semi-periferia o addirittura al nucleo centrale di Eurolandia.
Dopo il forte restringimento immediatamente successivo all’annuncio, gli spread sovrani decennali italiani e spagnoli hanno ceduto tutti i guadagni conseguiti. Il decennale italiano si è avvicinato ad un rendimento del 6 per cento ed ha chiuso la settimana intorno al 5,85 per cento. La maggior parte delle asset class periferiche restano prossime al picco di crisi toccato nell’anno. Il vertice di giovedì 21 è stato vanificato, di fatto. Secondo gli analisti di JPMorgan, ciò riflette molteplici fattori. In primo luogo, il fatto di aver istituito un precedente in termini di partecipazione del settore privato ai salvataggi. Nessuno ha infatti creduto agli annunci solenni dell’intervento eccezionale, limitato “alla Grecia e solo alla Grecia”. Ciò minaccia il contagio ai bilanci bancari di tutta l’Unione europea.
In secondo luogo, il rischio di declassamenti di rating resta elevato. In settimana è arrivato il downgrade di Cipro (infettato dai governativi greci) mentre la Spagna è stata posta in negative watch da Moody’s. In terzo luogo, il pacchetto di aiuti alla Grecia è caratterizzato da elevati rischi di implementazione, oltre a poggiare su alcune ipotesi definite “eroiche”, quali (stropicciatevi gli occhi, prima di leggere):
- Incassi di 50 miliardi da privatizzazioni;
- Un avanzo primario pari al 7,7 per cento del Pil per il 2015 e al 6,4 per cento negli anni successivi (nel 2010 si è registrato un deficit primario pari al 4,6 per cento di Pil, quindi serve uno swing di circa 12 punti percentuali di Pil, mai visto in questa parte della galassia);
- Un tasso di partecipazione dei privati al rollover del debito pari al 90 per cento, mentre JPM sostiene di aver finora rilevato l’assenso di non più del 40-50 per cento delle istituzioni finanziarie coinvolte;
- Un tasso di crescita del Pil nominale pari al 3,1 per cento tra il 2010 ed il 2020;
Ce n’è di che recuperare la fede, se queste condizioni si avverassero.
Altro punto critico sono le crescenti preoccupazioni per il funding (cioè la capacità di accedere ai mercati) italiano e spagnolo a questi livelli di rendimenti. Dati i fabbisogni italiani, non è realistico per il nostro Tesoro astenersi dall’accedere ai mercati per un protratto periodo di tempo. JPM infatti stima che Italia e Spagna resteranno senza soldi rispettivamente a settembre e febbraio, in caso dovessero perdere l’accesso ai mercati [ma non accadrà, ndPh.].
In estrema sintesi, occhio alle banche, visto che ci attende un’altra ondata di ricapitalizzazioni nei prossimi mesi, precedute da sdegnati dinieghi e minacce di denunce per aggiotaggio da parte dei banchieri a chiunque osi anche solo ipotizzare una cosa del genere. Anche questo concetto lo avete letto su questo sito.
Ma soprattutto, afferma la nota di JPM, serve un rapidissimo aumento della dotazione dell’EFSF, le cui munizioni di riserva sono oggi ferme a circa 275 miliardi di euro, e sono quindi semplicemente ridicole. Le nuove regole del gioco sono che, se non si riuscirà a fermare il contagio alla semiperiferia (Spagna e Italia), con altissima probabilità sarà richiesta una soluzione in stile-Eurobond per impedire il collasso dell’Area euro. E anche di questo siete già informati. Se ciò avvenisse, state pronti a liberarvi dei Bund che avete eventualmente acquistato.
Avvertenze: siete pregati di non dare la colpa della situazione a JPMorgan o ad altre case d’investimento. E soprattutto, occhio al 5 agosto, quando sarà pubblicata la prima stima del Pil italiano del secondo trimestre.