Macromonitor – 31/7/2011

Azioni in calo, azzerano i guadagni della scorsa settimana, sullo stallo di Washington. Dati di Pil americano molto deboli, nuovo allargamento degli spread alla periferia euro. Forte rally del debito tripla A, flessione delle materie prime.

In attesa di sapere che accadrà al Congresso statunitense, ci si domanda se le misure di taglio di spesa saranno sufficientemente robuste e se il rialzo del tetto del debito federale sarà esteso nel tempo o ci si limiterà ad un rinvio di pochi mesi, anche per massimizzare (da parte dei Repubblicani) lo scontro elettorale del prossimo anno. Ci si domanda anche, in caso la scadenza del 2 agosto arrivi senza accordo tra le parti, se il Tesoro ricorrerà ad un ordine di priorità nei pagamenti federali, per la quale ci si attende che cedole e capitale di titoli governativi abbiano precedenza, senza dimenticare che il Tesoro dispone di attivi liquidabili, in caso di emergenza.

Anche con un innalzamento del tetto del debito, la probabilità di un downgrade del debito federale nei prossimi mesi resta elevata, data soprattutto la crescita anemica dell’economia. La politica fiscale americana nel 2012-2013 sarà comunque tra le più restrittive degli ultimi decenni, anche senza tagli aggiuntivi di spesa derivanti da un accordo per alzare il tetto del debito.

Il mancato innalzamento del tetto del debito sarebbe un evento altamente negativo, con implicazioni per il mercato difficili da prevedere appieno. Si stanno già registrando fuoriuscite dai Treasury a breve verso i depositi bancari, l’esatto contrario di quanto accadde subito dopo il crollo di Lehman.

Anche in caso di downgrade (che con alta probabilità determinerebbe uno split rating tra S&P da un lato e Moody’s e Fitch dall’altro), gli investitori potrebbero comunque continuare a ricorrere al mercato americano, considerato il più liquido e (relativamente) sicuro. Maggiore pressione potrebbe comunque esserci sul mercato monetario, da parte degli investitori finali.

Più in generale, l’indebolimento del merito di credito nei maggior mercati di debito governativo dovrebbe tuttavia indurre e/o accelerare una riallocazione verso attivi e regioni percepiti come stabilmente solidi. Anche se non si dovrebbe dimenticare che alti debiti pubblici inducono strette fiscali, che mantengono espansiva la politica monetaria, il che sostiene i prezzi delle obbligazioni, cosa che sta verosimilmente accadendo da tempo negli Stati Uniti. Valute più deboli e bassa crescita salariale sostengono la crescita degli utili delle imprese di questi paesi che operano sui mercati globali. Gli esportatori europei e statunitensi potrebbero quindi essere premiati dai mercati.

Sul mercato del reddito fisso, forte rally sulla scorta della crisi di debito e dati di crescita americana più deboli. Molti investitori non hanno alternative all’investimento in Treasury che beneficiano, come detto, delle prospettive di una politica monetaria ancora accomodante, dopo la stretta fiscale che è in atto e che si intensificherà dopo che un accordo sul tetto del debito sarà raggiunto. In Europa, il periodo delle vacanze estive non ridurrà la pressione sulla periferia, potendola anzi esacerbare a causa della ridotta liquidità dei mercati caratteristica del periodo. L’esito del vertice del 21 luglio appare già archiviato, e si attendono nuove iniziative.

Le tensioni fiscali sui due lati dell’Atlantico hanno spaventato i mercati azionari, in settimana, ma vi sono degli elementi positivi, quale il miglioramento degli indici di sorpresa economica, segnatamente negli Stati Uniti, dopo mesi di flessioni. Per gli indicatori di attività dovrebbe quindi divenire più agevole battere le attese di consenso. Anche se questo elemento potenzialmente positivo non può essere cancellato dalla delusione per i dati di Pil americano del secondo trimestre e, soprattutto, per la revisione al ribasso di quelli del primo trimestre e degli anni della recessione. La reporting season statunitense sta dimostrandosi migliore delle attese (già piuttosto ridimensionate), anche se la magnitudine delle sorprese positive si è ridotta questa settimana. Risultati meno incoraggianti in Europa, dove molte meno imprese battono il consenso.

Sul mercato dei cambi, malgrado le enormi incertezze sulla politica fiscale europea e statunitense il dollaro è invariato in settimana, ponderato per i flussi commerciali. Molte valute cicliche, quelle che avrebbero da perdere maggiormente dallo stallo americano e da un suo esito di scarsa entità, si sono apprezzate in settimana. Il dopo-2 agosto lascerà alcune domande in attesa di risposta: un downgrade americano ci sarà comunque? Se sì, quali impatti avrà sulla volatilità dei cambi? La stretta fiscale americana sarà altrettanto depressiva di quelle europee? Dalle risposte si avranno indicazioni per le tendenze future del mercato dei cambi.

Le materie prime sono scese come altri attivi rischiosi in settimana, guidate dall’energia, mentre l’oro è riuscito a far segnare un altro progresso dell’1,5 per cento, ed i metalli industriali hanno recuperato circa l’1 per cento. Il rame è sostenuto dai continui scioperi nelle miniere cilene, che non appaiono prossimi al termine. La pessima situazione fiscale in Europa e Stati Uniti, assieme a dati economici più deboli, mantengono l’attrattività dell’oro.

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