Come volevasi dimostrare, il dato di settembre della produzione industriale italiana si è ripreso, con gli interessi, il cosiddetto mini-boom di agosto, che tanto aveva entusiasmato i soliti magliari ed i loro imbratta-pixel di riferimento. La variazione mensile è di meno 4,8 per cento, a fronte di attese per un calo del 3 per cento. Rivisto al ribasso anche il dato “epocale” di agosto, da più 4,3 a più 3,9 per cento. Un dato frutto verosimilmente di problemi di destagionalizzazione e di un contestuale blip di produzione automobilistica e di componenti. Nulla di nuovo, nulla di inedito, il percorso italiano verso la recessione prosegue. Solo che a questo giro le parti in commedia saranno invertite, e dalle parti di via Negri arriveranno letture orride dei singoli dati congiunturali. Ci sarebbe da sbadigliare, se non fossimo immersi nel guano ben oltre la bocca.
P.S. La Commissione Ue ha limato le stime di crescita dell’Eurozona per il 2011, da 1,6 a 1,5 per cento. Più vistosa la frenata del prossimo anno, da 1,8 a 0,5 per cento. Per il nostro paese c’è la pietosa bugia di una crescita del prossimo anno allo 0,1 per cento. Ma quando mai.