Su lavoce.info, il professor Tito Boeri sostiene che il recente restringimento dello spread tra Italia e Spagna possa in qualche modo essere ascritto ad una ed una sola specifica variabile. Mah.
Scrive infatti Boeri, grassetto enfatico nostro:
«La svolta nelle percezioni sembra essere intervenuta non tanto con il varo della manovra “salva Italia”, che ha avuto poco effetto sullo spread, quanto con il decreto liberalizzazioni. Questo sembra indicare che i mercati si preoccupano soprattutto del potenziale di crescita della nostra economia. Per azzerare la Papi’s tax il governo dovrà continuare a varare misure a favore della crescita, a partire dalla riforma del mercato del lavoro»
Non c’è alcun dubbio che il problema stia nella crescita, o meglio nella sua mancanza. Né vogliamo sottacere la fondamentale importanza di avere un’economia nazionale dal potenziale di crescita innalzato in modo strutturale, per cogliere la ripresa globale, quando si manifesterà. Ben più spericolato appare legare il restringimento dello spread a nostro vantaggio al decreto liberalizzazioni. Soprattutto ammettendo che si tratta di un decreto dal potenziale complessivamente piuttosto modesto. Forse Boeri dovrebbe utilizzare altri indicatori, e prendere in considerazione il concetto di “beta” della nostra economia, che riesce cioè a fare meglio delle altre realtà “rischiose” (cioè ad elevato debito) in presenza di un miglioramento delle prospettive di crescita; non solo e non tanto di quelle specifiche al paese (che in nessun caso può diventare una locomotiva se il resto dei suoi partner commerciali si trova in recessione da stretta fiscale simultanea), quanto di quelle globali.
E cosa abbiamo avuto, da inizio anno? Una stabilizzazione degli indicatori di attività (indici dei direttori acquisti, produzione industriale), che sembra fare presagire che il punto di minimo congiunturale sia già stato raggiunto e da questo momento inizi la risalita dell’economia globale, che quindi si porta dietro anche i paesi che più hanno sofferto per la mancanza di crescita, essendo impiombati da un debito elevatissimo. A questo si aggiunge (si aggiungeva) l’ipotesi di stabilizzazione della situazione greca, con l’erogazione di nuovi fondi di salvataggio, e il tutto viene “sinergizzato” con l’enorme fornitura di liquidità da parte della Bce, con le aste triennali in cui si può conferire a garanzia anche il tostapane guasto della nonna.
Se lo scenario dovesse ribaltarsi, con il ritorno dell’avversione al rischio, con elevata probabilità vedremmo un allargamento dello spread italiano contro Spagna, anche nell’ipotesi di approvazione delle liberalizzazioni e di riforma del mercato del lavoro. Vale per Boeri lo stesso precetto valso per Ricolfi: occhio alle correlazioni spurie, e maggiore attenzione ad economia globale e mercati, per favore. Perché la politica è una brutta bestia, e può finire con l’accecare anche i migliori accademici e le menti più analitiche. Date retta alla saggezza di Dilbert (cliccare per ingrandire):