Il ritorno di antichi valori

Come ci informa Ansa, Fiat e Fiat Industrial puntano a tenersi stretto Sergio Marchionne, amministratore delegato della prima e presidente della seconda, con un piano di assegnazione di azioni gratuite nel prossimo triennio che – ai valori attuali dei due titoli – vale circa 50 milioni di euro.

I dettagli sulle stock grant (azioni gratuite) da assegnare al manager sono contenuti nelle relazioni per le assemblee di Fiat e Fiat Industrial, che in aprile saranno chiamate ad esprimersi anche sui piani di incentivazione approvati dai rispettivi cda e che prevedono l’assegnazione fino a un massimo di 31 milioni di azioni Fiat a circa 300 manager e di 6 milioni di azioni Fiat Industrial a circa 150 manager. Gli oneri figurativi attesi dai due piani sono stati stimati preliminarmente, alla data di approvazione da parte dei due cda lo scorso 22 febbraio, in quasi 200 milioni di euro (150 milioni per Fiat e 48,7 milioni per Fiat Industrial), una cinquantina dei quali riferibili a Marchionne.

“L’importanza del ruolo svolto dal management e la stabilità dello stesso in un periodo di forte volatilità sono stati fattori chiave alla base del successo delle Società del Gruppo a partire dal 2004 e avranno un’importanza crescente in futuro – si legge in entrambe le relazioni -. Pertanto, l’esistenza di strumenti efficaci ai fini dell’incentivazione e della fidelizzazione risulta essere un fattore competitivo essenziale”. Teniamoceli stretti, quindi, per carità. Se dicessimo che la stessa cura di fidelizzazione non pare applicarsi alla truppa saremmo dei demagoghi di basso conio, ovviamente.

Sia Fiat che Fiat Industrial hanno varato due piani denominati ‘Company Performance Long Term Incentive‘ e ‘Retention Long Term Incentive. Il primo premia i manager con azioni gratuite – 14 milioni per Fiat e 3 milioni per Fiat Industrial – in caso di raggiungimento di “predeterminati obiettivi di performance finanziaria” nel triennio che va dall’inizio del 2012 alla fine del 2014 mentre per il piano retention l’assegnazione delle azioni – 17 milioni Fiat e 3 milioni Fiat Industrial – è “direttamente legata alla permanenza del rapporto professionale con le due società”.

Per quanto riguarda Marchionne, il piano di Fiat Spa prevede che all’Ad vengano assegnati 7 milioni di diritti a ricevere altrettante azioni gratuite con l’obiettivo di “massimizzare la sua fidelizzazione”. I diritti matureranno (cioé verranno trasformati in azioni gratuite) “per un terzo il 22 febbraio 2013, un terzo il 22 febbraio 2014 e un terzo il 22 febbraio 2015” alla sola condizione che Marchionne “permanga nella carica”. Il piano di Fiat Industrial prevede l’assegnazione di 1,1 milioni di azioni al manager alle stesse condizioni (permanenza in carica, con maturazione nel triennio) mentre un altro milione di diritti per maturare richiede anche il raggiungimento di una serie di obiettivi di performance nel periodo 2012-2014.

Marchionne ha ricevuto quest’anno 4 milioni di azioni gratuite Fiat e Fiat Industrial (valore complessivo circa 50 milioni di euro), nell’ambito del passato piano di stock grant, e dispone di 10,67 milioni di stock option che gli danno diritto a sottoscrivere, fino all’1 gennaio 2016, altrettante azioni Fiat e Fiat Industrial al prezzo complessivo di 6,583 euro per ogni coppia di titoli (la plusvalenza implicita è attualmente di circa 62 milioni) nonché di 6,25 milioni di opzioni per sottoscrivere altrettante azioni dei due gruppi al prezzo di 13,37 euro a coppia (le opzioni, prive di valore alle quotazioni attuali, saranno esercitabili fino al 2014).

Quale è il problema, allora?, vi starete chiedendo, ammesso e non concesso che siate giunti fin qui a leggere. Nessuno, all’incirca. O forse si, ce n’è uno: benissimo la fidelizzazione del top management, ma l’impressione è che questa specifica leva di incentivazione stia vieppiù prevalendo su quella più strettamente legata alla performance. E del resto, sapete com’è: c’è grossa crisi, gli obiettivi vengono mancati per colpa del destino cinico e baro. Sarebbe tutto molto equo e razionale se non vi fosse questa crescente tendenza, nell’ambito dei compensation committees, a cambiare le regole del gioco in corsa, e sempre e comunque a favore dei top manager. E’ accaduto anche alla stessa Fiat, l’anno scorso, a fronte dell’ennesimo miss del target dei programmi di espansione cinese dell’Alfa. Qualcosa di simile alle recenti  “cavolate” sulla Cinquecento in America, si direbbe. Non arriva la performance? Premiamo la fedeltà.

L’importante è trattenere comunque i demiurghi, come polizza di assicurazione “contro la volatilità”. E la tendenza non riguarda solo il semidio del canton Zug ma tutti i manager di grandi imprese e banche. Abbiamo il crescente sospetto che tutto faccia parte della degenerazione oligarchica del sistema economico, ma non vorremmo essere accusati di comunismo duepuntozero. Ma resta l’impressione che, a certi livelli, siano i risultati e non più il salario ad essere divenuti la vera variabile indipendente. E cosa c’è di meglio che premiare un antico e nobile valore quale la fedeltà, rispetto al materialismo dei risultati più o meno conseguiti.

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