Riletture d’agosto – La via stretta dei tagli di spesa

Tagliare la spesa si può e si deve, è il coro che sentiamo in questo periodo. Vero, ma solo in parte: non spendiamo troppo, spendiamo soprattutto male, oltre ad essere gravati da una “tassa corruttiva” che da sola ci sta inesorabilmente portando al dissesto. Non abbiamo troppi dipendenti pubblici, ma li abbiamo distribuiti male e soprattutto con gravissime disfunzioni in termini di “orientamento al compito”. A questo dovrebbe pensare (forse) la spending review. Oltre agli stipendi, il grosso della nostra spesa pubblica è fatto da interessi sul debito, che fino a prova contraria non appaiono una voce controllabile, e pensioni. Queste ultime sono già state messe in sicurezza dalla riforma Fornero, la più severa d’Europa. Certo, resta il “piccolo problema” delle pensioni erogate col sistema retributivo. Occorrerebbe tagliare anche quelle, ma chi lo dice ai ricchi percettori di assegni di 600, 700, 800 euro al mese? Quanto alla spesa sanitaria, che non è la più alta d’Europa in rapporto al Pil malgrado le enormi sacche di parassitismo e malaffare (ma gli altri paesi non sono popolati da santi, attenzione), la traiettoria è nota: aumento di compartecipazione alla spesa. Il reddito disponibile appare inequivocabilmente la vittima designata della transizione italiana.

[Leggi “La via stretta dei tagli di spesa” – 2 maggio 2012]

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