“Finché sarò il presidente dell’Inps mi batterò con tutte le mie forze ed in ogni sede perché non ci siano tagli al personale né riduzioni delle loro retribuzioni”, disse il presidente dell’istituto di previdenza, Antonio Mastrapasqua, plurigettonato consigliere d’amministrazione di realtà pubbliche, parapubbliche e private, divenuto improvvisamente sindacalista per difendere i suoi uomini e le sue donne. Not in my budget, come sempre.
Mastrapasqua si riferiva ai presunti esuberi della SuperInps derivante dalla fusione tra Inps ed Inpdap che, secondo il direttore generale Inps, Mauro Nori, ammonterebbe a 4.000 persone, ed anche alle voci di cancellazione del premio di risultato. Mastrapasqua ha chiesto un incontro urgente ai ministri Patroni Griffi, Grilli e Fornero, “certo che la logica della spending review non riproduca quella dei tagli lineari”. In realtà Mastrapasqua vuole che i tagli neppure si applichino al suo istituto “così come è stato scelto di non applicarle ad altre fondamentali amministrazioni dello Stato”, paventando in caso contrario “un danno incalcolabile all’erogazione dei servizi di welfare del paese, alla regolare riscossione dei contributi, alla straordinaria opera di recupero dell’evasione e di controllo di legalità che richiedono un Inps sempre più forte ed in grado di poter contare su tutte le sue professionalità e su tutte le sue risorse” . In caso di tagli, quindi, il paese precipiterebbe nel Medioevo, par di capire.
Non sappiamo quali siano queste “fondamentali amministrazioni dello Stato”, ma la logica di Mastrapasqua è bizzarra, visto che è materialmente impossibile che la fusione Inps-Inpdap non crei duplicazioni di funzioni e ridondanze di personale, e quindi potenziali risparmi di costi. La spinta alla informatizzazione ed alla interconnessione delle banche dati della pubblica amministrazione deve essere la fondamentale direttrice strategica di contenimento dei costi, affinché nessuno possa argomentare come Mastrapasqua. Ma evidentemente anche alle revisioni di spesa si applica il principio generale della tassazione, così come magistralmente illustrato da questa filastrocca americana:
“Don’t tax you, don’t tax me, tax that fellow behind the tree.”