Secondo quanto comunica la Bce, nel mese di settembre la crescita dell’offerta di moneta in Eurozona, espressa da M3, è ulteriormente rallentata, al 2,7 per cento annuale. Quel che è peggio, il credito al settore privato ha continuato a contrarsi, al passo dello 0,8 per cento annuale. Le cose stanno in termini solo in parte differenti nel nostro paese.
Da noi l’offerta di moneta è in accelerazione, a più 7,05 per cento annuale per M2 e più 3,86 per cento annuale per M3. Ma non c’è da festeggiare. Cresce lo stock di titoli di stato detenuti dalle istituzioni monetarie e finanziarie (le banche, per gli amici): da circa 494 miliardi ad agosto a 508 miliardi in settembre. Questi, nella classificazione Bankitalia, sono i crediti in forma obbligazionaria delle banche verso le amministrazioni pubbliche dell’area. Ciò vuol dire, in mancanza di disaggregazione più puntuale, che le banche residenti in Italia hanno aumentato in settembre il proprio stock di titoli di stato dell’Eurozona per 14 miliardi di euro circa. E’ intuitivo che magna pars di questo stock, per le istituzioni finanziarie e monetarie italiane, è fatta di titoli di stato italiani.
Ancora brutte notizie, invece, per il credito a privati, anche nel nostro paese: i crediti in forma di obbligazioni private calano di 4 miliardi, e quelli verso istituzioni non finanziarie ed “altri settori” (cioè imprese e privati), calano di complessivi 16 miliardi nel mese.
Sintesi? L’offerta di moneta cresce solo per effetto dell’aumento dei crediti bancari verso le amministrazioni pubbliche, massimamente sotto forma di acquisto di titoli di stato. Il credito a privati continua a calare a passo rapido, verosimilmente sia per calo della domanda “pura” che a causa del fatto che le banche mantengono standard creditizi stretti, vista l’esigenza di ridurre il rapporto prestiti/depositi. La strada è ancora molto lunga ed impervia.