E tutti i luoghi comuni si porta via

Poiché l’anno è finito, ma anche il nuovo si presenta onusto di sciocchezze in forma di slogan, vi omaggiamo dell’analisi di quello che, in questo paese (e non solo) è stato inequivocabilmente il Luogo Comune dell’anno 2012. E’ la famosa leggenda metropolitana delle banche che guadagnano “a gratis” con i titoli di stato, mentre affamano impunemente imprese e famiglie. Le cose sono un po’ più complesse di così, in realtà.

Prendiamo quindi questo post, non perché sia necessariamente scritto o argomentato meglio di altri. In realtà, post di questo tipo sono fatti con la fotocopiatrice, ad uso e consumo del popolo indignato. Quello che rende differente questo post da altri è la sua presunta vocazione “investigativo-tecnica”, col riferimento al rapporto “Moneta e banche” di Bankitalia. Sul quale rapporto c’è scritto, udite udite, che la consistenza di titoli di stato italiani nel portafoglio di proprietà delle banche sarebbe passata, al 31 ottobre di quest’anno, da 208 a 340 miliardi di euro. Frutto, si afferma nel post, del “paracadute” aperto dalla Bce a favore delle banche, con i prestiti a tasso minimale. Si tratta delle note operazioni di LTRO, di cui si è detto qui.

Solo una piccola, pedante precisazione, che apparentemente rafforza le tesi del “regalo” fatto alle banche: quei finanziamenti sono a tasso variabile, legato a quello chiave di politica monetaria della Bce. Quindi, oggi le banche non pagano più l’1 bensì lo 0,75 per cento annuo, ovviamente pro rata temporis. Lo scandalo, secondo l’autore del post, risiederebbe nel fatto che, mentre si indebitavano all’1 per cento e col ricavato compravano titoli di stato italiani al 4, 5 o 6 per cento, le banche riducevano i crediti a imprese e famiglie. Riguardo le seconde, segnala il blogger-giornalista, il taglio dei nuovi prestiti sarebbe avvenuto “soprattutto nel settore del credito al consumo”.

Disdetta e disdoro: le banche e gli intermediari finanziari, che di solito vengono accusati di condannare le famiglie alla schiavitù del debito compulsivo attraverso il credito al consumo, ora sono colpevoli di aver chiuso i rubinetti soprattutto in questo ambito! Da questo punto in avanti, parte l’allenamento per quella diventerà una nuova disciplina olimpionica, il salto logico:

«La realtà, dunque, è che le banche si sono finanziate presso la Bce e con quei soldi hanno acquistato i ben più redditizi titoli di Stato che quest’anno hanno assicurato rendimenti tra il 4 e il 6%»

Ma l’estensore di questo pensiero complesso crede davvero che i titoli di stato rendano più dei prestiti? Pensa davvero, per restare nel suo esempio, che il credito al consumo avvenga a tassi intorno al 4 per cento? Mai letto nulla del concetto di rischio-rendimento? Mai letto nulla circa il fatto che le banche italiane sono state colte dalla crisi in un momento di fortissimo sbilancio medio di sistema, con un rapporto tra prestiti e depositi compreso tra il 120 ed il 140 per cento, e la necessità impellente (e vitale) di ridurlo il più rapidamente possibile? Ma, oltre a ciò, mai letto nulla circa il fatto che, quando si fanno prestiti a famiglie ed imprese, si deve accantonare capitale per esigenze prudenziali e precetto di vigilanza, mentre quando si comprano titoli di stato ciò non avviene, e quindi esiste convenienza ad operazioni del genere, soprattutto in questo momento? Le banche sono imprese, le imprese sono agenti economici, gli agenti economici reagiscono agli incentivi. Per Utopia, in fondo a sinistra.

A ciò si è sommato il contesto economico gravemente danneggiato, su base pressoché generalizzata. Se aumenta la disoccupazione e cala il reddito, le probabilità che una banca recuperi i soldi prestati aumentano o calano? Se il Pil del paese è in caduta libera che avviene alle sofferenze, aumentano o si riducono? E le sofferenze sono un alibi per guadagnare meno, come sembra suggerire l’autore del post? Quale banchiere sano di mente, in un contesto di mercato “normale” (e quindi non quello in cui ci troviamo oggi), sceglierebbe di non prestare a imprese e famiglie e mettere i soldi della raccolta in titoli di stato? Nessun blogger-giornalista indignato ha mai indagato su quanto costa, alle banche italiane (oggi e soprattutto nei mesi scorsi, al picco della crisi), fare raccolta per ridurre il rapporto prestiti-impieghi? Eppure sarebbe una informazione istruttiva, soprattutto se unita ad un’altra, che ci dice che le banche fanno (e mantengono) la raccolta ancora a mezzo di costosi depositi, e non con le facilities semi-gratuite della Bce.

Ma soprattutto, da questa “analisi” manca completamente la considerazione che le aste LTRO della Bce sono servite per indurre acquisti di titoli di stato che nessun altro voleva, all’epoca, e che rischiavamo di farci morire di sete. Anche perché, allo zenit della crisi, le banche stavano subendo anche una forte pressione sulla propria base di depositi, che rischiava di fare saltare l’edificio in poche settimane. E’ stata una mossa intelligente, quella di Draghi? Pensiamo di si. Creativa? Sicuramente. Lungimirante? Forse no, visto che di fatto ha alimentato quel loop banco-sovrano che ancora oggi rischia di mandarci a gambe all’aria, e che ha successivamente innescato il famoso intervento del “whatever it takes” su cui ancora stiamo respirando. Ma non viviamo nel migliore dei mondi possibili, soprattutto noi europei, dovrebbe essere noto.

E poi, queste odiose banche, spesso guidate da arroganti analfabeti che le dissestano impunemente, non sarebbe meglio farle fallire, una volta per tutte, e riversarsi per strada con tamburi e trombette, al grido “il vostro debito non lo paghiamo”? Sarebbe certamente carino, se non fosse che una banca che salta non produce effetti simili a quelli di una drogheria che chiude. Pensate che l’idolo delle folle progressiste nostrane, il confuso François Hollande che manco riesce a scrivere una norma fiscale demenziale secondo i crismi della costituzionalità, sta mettendo palate di soldi assieme al governo belga per contenere la radioattività di Dexia, e questo dopo aver fatto lo stesso con il Crédit Immobilier de France. E lo stesso accade in Spagna con la radioattiva Bankia. Un complotto planetario o il tentativo di evitare una catastrofe, pur se a prezzo salatissimo?

Ma quanto è difficile e pericoloso essere indignato al giorno d’oggi, se solo ci si avvicina alle fiamme della realtà senza la tuta ignifuga dell’ignoranza.

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