Mercati stabili in settimana, dopo aver completamente recuperato la correzione del mese scorso. Dati macro più deboli per Stati Uniti e Giappone sembrano suggerire il venir meno del potenziale di accelerazione della crescita o addirittura l’avvento di una fase di debolezza ma serviranno conferme.
Occorre infatti valutare le determinanti di tale situazione di apparente debolezza, e la misura in cui essa appare a rischio di inversione di tendenza rispetto allo scenario previsivo di consenso. Per gli Stati Uniti, il rallentamento può essere attribuito alla normalizzazione a velocità maggiore del previsto del forte accumulo di scorte e della rilevante spesa per investimenti della seconda metà dello scorso anno. Per il Giappone, la deludente crescita annualizzata del quarto trimestre (all’1%) è imputabile al negativo andamento del commercio estero, la cui transitorietà dovrà essere valutata alla luce dei prossimi dati.
Allo stato attuale, sui mercati resta una condizione di premio al rischio azionario contro liquidità ancora storicamente elevato, ed analoghe considerazioni possono essere svolte per i prodotti di credito, anche scontando la fase di avanzata maturità del rally sulle obbligazioni a spread. Riguardo i mercati emergenti, ci sono pochi miglioramenti relativi alle dinamiche di crescita: la Cina evidenzia un calo significativo nell’indice dei direttori acquisti manifatturieri e nessun calo ma anzi un’ulteriore espansione del grado di indebitamento complessivo dell’economia, come mostrato dai dati pubblicati in settimana.
Sul mercato dei titoli di stato, quelli dei paesi sviluppati sono rimasti pressoché invariati durante la settimana. Negli Stati Uniti, i dati macro continuano ad essere condizionati dalle avverse condizioni meteo, rendendo difficile una lettura univoca dell’evoluzione della congiuntura. Si pensi, ad esempio, ai risultati fortemente divergenti dell’indice Markit dei direttori acquisti di imprese manifatturiere ed al Philadelphia Fed Index, pubblicati in settimana. Malgrado tali dati possano rimettere in discussione lo scenario di accelerazione della crescita, resta preferibile mantenere cautela sul posizionamento relativo ai Treasury ed ai Gilt britannici, a causa del rischio che la forte riduzione della disoccupazione in queste due aree possa causare l’emergere di pressioni inflazionistiche, che coglierebbero di sorpresa le banche centrali coinvolte.
Sul mercato azionario, discreto andamento degli indici statunitensi e di quello giapponese, in quest’ultimo caso supportato anche dall’annuncio della Bank of Japan di voler espandere il programma di finanziamenti agevolati alle banche che aumentano le erogazioni di credito. Tuttavia, il Giappone resta al momento un’area di incertezza, legata all’impatto sui fatturati del rialzo dell’imposta sulle vendite, che entrerà a regime all’inizio del nuovo anno fiscale, il prossimo 1 aprile.
Sul mercato delle obbligazioni a spread, in settimana si è verificato un generalizzato restringimento, con il comparto High Yield europeo che ancora una volta fa meglio della media della classe di attivi. Prosegue la sottoperformance dei paesi emergenti rispetto a quelli sviluppati. Malgrado il differenziale di spread tra i primi ed i secondi abbia raggiunto livelli massimi pluriennali, la componente di rischio (volatilità) rende ancora non attraente l’ipotesi di un eventuale reingresso sugli emergenti.
Sul mercato dei cambi, il dollaro in settimana ha ripreso il proprio rally con volatilità in rialzo, malgrado rendimenti dei Treasury e spread con le altre aree economiche largamente invariati. Unica eccezione, l’indebolimento del biglietto verde contro euro e franco svizzero. Al momento, lo scenario di consenso resta ancora quello di più elevati rendimenti in dollari e di un rallentamento della crescita cinese indotto dal progressivo contenimento della crescita creditizia quali elementi a sostegno del biglietto verde. Nelle ultime settimane questi due elementi sono stati offuscati da condizioni meteo estreme negli Stati Uniti e dalle distorsioni statistiche legate al nuovo anno del calendario cinese. Le prime appaiono ancora in essere nel mese di febbraio, sembrano destinate a causare persistenti distorsioni anche nei dati che saranno pubblicati in marzo e di conseguenza a pesare sui mercati, anche se sinora rendimenti del dollaro ed il cambio sono apparsi poco sensibili ad essi.
In settimana è proseguito il recupero delle materie prime, guidato da energia ed agricoltura. Ancora una volta, le condizioni meteo hanno pesato sul mercato: il clima rigido, che sembrava destinato ad attenuarsi, è invece tornato ed il basso livello di scorte di gas naturale ed olio da riscaldamento hanno spinto al rialzo le quotazioni.