Ieri sera, a Ottoemezzo, pregevole performance di Debora Serracchiani (la renziana balneare che lo scorso anno ammoniva “il governo Letta è l’ultima spiaggia”) sulla tassazione del risparmio. Il governatore del Friuli Venezia Giulia ci spiega il motivo per cui questo governo sta facendo cose “di sinistra”, cioè ci conferma perché l’analfabetismo finanziario e fiscale, in Italia, resta saldamente presidiato ed alimentato dalla sinistra.
Ascoltare attentamente:
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In sintesi, per la Serracchiani il risparmio bancario è fatto solo da conti correnti (che rendono “lo 0,25, 0,50%”), posseduti da “fortunati” (concetto più volte reiterato) e non esistono depositi bancari, sugli interessi dei quali (come ampiamente visto) la pressione fiscale complessiva è più vicina al 40 che al 30%. Però, come precisa la Serracchiani, il 26% è “ovviamente [sic] calcolato sulle grandi rendite finanziarie“, quindi la Serracchiani medesima si dice soddisfatta “da persona di centrosinistra, che finalmente in questo paese c’è stata una redistribuzione della ricchezza”.
Come commentare un simile sfoggio di ignoranza e/o di malafede? Magari ricordando alla Serracchiani che i possessori di alcuni milioni di euro in titoli di stato continueranno a vedersi tassare le cedole al 12,5%, mentre i possessori di poche migliaia di euro in depositi bancari, essendo parte della categoria delle “grandi rendite finanziarie”, pagheranno il 26%, per permettere alla Serracchiani di dirci che lei è soddisfatta, in quanto personcina di centrosinistra, che in Italia si stia facendo “redistribuzione”.
E’ vero che ormai questo paese è in mano ai comici, ma la petulante spocchietta della Serracchiani non è neppure uno spunto comico: è una forma (ribadiamolo) di ignoranza e/o di cinismo politico, che si alimenta della convinzione (probabilmente fondata) di star parlando a plotoni di imbecilli, e che ripetere ossessivamente la stessa idiozia la renderà vera. Portiamo pazienza, il tempo risolve tutto, nella vita, e si porterà via anche questi personaggi che rappresentano in modo plastico il fallimento di un paese e del suo elettorato. Ma forse il problema è che il tempo dovrebbe essere ben più radicale, e portarsi via direttamente l’elettorato italiano.