E’ la Cina a respirare, non il mondo

Su la Stampa, un commento al dato di bilancia commerciale cinese di maggio (che segna un avanzo di 36 miliardi di dollari, contro i 20,4 miliardi di avanzo dello stesso mese del 2013), conferma che, a volte, grande è la confusione sotto il cielo del giornalismo economico italiano.

Intanto, il taglio: scampato pericolo. De che, o meglio, per chi? La Cina si porta a casa, in maggio, un positivo risultato in termini di crescita dell’export, ma il suo import si contrae inopinatamente. Pur col solito caveat per cui una rondine non fa primavera ed un singolo dato non rappresenta una tendenza, ciò significa che la Cina a maggio ha beneficiato della presenza di una robusta domanda del resto del mondo per le sue esportazioni. Mentre la contrazione dell’import, pur se andrebbe analizzata in dettaglio, autorizza ad ipotizzare (almeno in prima approssimazione) che la domanda interna cinese resti debole.

Poi bisognerebbe farsi altre domande, in realtà: il deprezzamento dello yuan in atto da parecchie settimane rappresenta un episodio oppure il tentativo delle autorità cinesi di usare il canale dell’export per ridurre l’impatto di un forte rallentamento della domanda domestica? In altri termini, sta tornando il rischio che la Cina usi il cambio per accomodare la propria economia? Detto in ulteriori termini, esiste il rischio che la Cina esporti al resto del mondo la propria deflazione, soprattutto verso l’Eurozona, dove già siamo alle prese con un elevato rischio deflazionistico?

Ecco, forse serviva parlare un po’ più in dettaglio di questo, anziché balzare alla conclusione (titolandoci pure) che “il mondo può respirare” se la Cina torna alle sue vecchie pratiche mercantilistiche. A questo riguardo, continua peraltro a sfuggirci per quale motivo sarebbe una “cattiva notizia” per il mondo se la Cina volgesse il suo surplus commerciale in deficit. Sarebbe una buona notizia, invece, perché il mondo godrebbe di domanda aggiuntiva.  E, contrariamente a quanto inferisce l’esperto di turno, non è che questa notizia, per sé, allontani il rischio di un crac cinese, anzi. Se la Cina avesse un hard landing avverrebbe proprio questo: si metterebbero ad esportare all’impazzata, per schivare una sollevazione popolare. E allora qualcuno titolerebbe su “il mondo col fiato sospeso”.

Sostieni Phastidio!

Dona per contribuire ai costi di questo sito: lavoriamo per offrirti sempre maggiore qualità di contenuti e tecnologie d'avanguardia per una fruizione ottimale, da desktop e mobile.
Per donare con PayPal, clicca qui, non serve registrazione. Oppure, richiedi il codice IBAN. Vuoi usare la carta di credito o ricaricabile, in assoluta sicurezza? Ora puoi!

Scopri di più da Phastidio.net

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere

Condividi