Sul blog di Beppe Grillo è comparso un interessante post, a firma di tal Napoleone (che non è chiaro se sia il vero nome dell’estensore oppure il nickname di un signore che ambisce a fare arrivare i treni in orario), che è maledettamente condivisibile, detto senza ironia alcuna. Si parla del continuo aumento di pressione fiscale, mentre gli elettori-contribuenti vengono ossessivamente rimbecilliti sulle svolte epocali a cui stanno partecipando in quanto cittadini dell’Era Renziana.
La lista citata nel post napoleonico è inesorabile: la Tasi, che si risolverà in un aumento netto di pressione fiscale, con buona pace di Piero Fassino; l’aumento di tassazione sul risparmio diverso dai titoli di stato (le “rendite pure“); il rinvio dei rimborsi Irpef eccedenti i 4.000 euro, che devono essere preliminarmente sottoposti a “verifica” da parte dell’amministrazione finanziaria dello stato; l’aumento di tassazione sul risultato di gestione dei fondi pensione complementari; la possibilità di aumentare “nel solo 2015” (sic) le tasse automobilistiche del 12%; la revisione degli estimi catastali, che dovrebbe avvenire ad invarianza di gettito ma sta già facendo sudare freddo i proprietari; l’ipotesi di revisione dell’imposta di successione.
E sin qui, tutto bene (si fa per dire). Il post sembra preso di peso dal sito dell’Istituto Bruno Leoni o dal programma di qualche micromovimento liberista, di quelli che suscitano gridolini di eccitazione sui social network e poi finiscono vaporizzati nelle urne, tra reciproci insulti, scomuniche ed epurazioni dei puri adepti. Hai visto mai, quindi, che questo M5S sia effettivamente divenuto un alleato dei contribuenti massacrati? Poi ci si accorge che nell’elenco delle minacce fiscali ai contribuenti il post napoleonico cita anche “la patrimoniale”. Perfetto: ecco i nostri idoli, quelli che lotteranno per noi e con noi contro lo statoladro, tra un hashtag e l’altro.
E qui però ci blocchiamo. Perché ci sovviene che, qualche mese addietro, il buon Grillo invocava a pieni polmoni il default del debito pubblico italiano, chiamato pietosamente “ristrutturazione”. Cioè un’operazione non solo perfettamente equivalente ad una patrimoniale (molto oltre, in realtà) ma anche la pressione esercitata sul pulsante rosso dell’autodistruzione. Un minuto dopo la “ristrutturazione”, infatti, il sistema bancario italiano fallirebbe portando all’inferno con sé tutto il paese, le sue imprese ed i suoi lavoratori. E quindi, cari lettori ed elettori, venite al MoVimento, vi proteggeremo contro la patrimoniale realizzando un default sovrano del paese. Un po’ come quei santoni che, volendo salvare i propri seguaci dalla perdizione, li dotano di un bell’anello ripieno al cianuro. E palingenesi sia.
A questo punto si impongono alcune riflessioni. Con questo post o al M5S hanno preso atto che il default del debito pubblico italiano è infattibile, se vogliamo evitare l’Armageddon, oppure stanno recitando camaleonticamente a soggetto. C’è la recita ad uso dei contribuenti esasperati e che aspirano alla rivolta fiscale; quella per i disoccupati, che prevede un sontuoso reddito universale di cittadinanza, che immaginiamo finanziato coi soldi del monopoli (anzi no, della korruzzzione e della Ka$ta, pardon); quella per le piccole e medie imprese, fatta di sussidi; quella per gli agricoltori, fatta di chilometro zero e dazi contro i nostri competitori. C’è tutto per tutti, basta chiedere. #vinciamonoi, ed avremo le migliori cure.