Voce del verbo stanare

Oggi siamo omaggiati di un intervento “programmatico” della neo segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. Abbiamo come l’impressione che non si tratti di documento che resterà negli annali della storia patria ma è comunque interessante, trattandosi di una sontuosa coazione a ripetere luoghi comuni.

Intanto, l’incipit, originalissimo: il Governo deve mettere mano a una “riforma strutturale del fisco che faccia pagare più tasse a chi guadagna di più e ha grandi ricchezze e pagare meno” lavoratori dipendenti e pensionati. E sin qui, non ci piove (e la cosa sarebbe anche una novità, visto il meteo). Mentre attendiamo ansiosi la “proposta di riforma” del fisco che la Cisl invierà al governo “quando servirà” (Furlan dixit), osserviamo cosa va e cosa no, nella accurata valutazione della segretaria generale. Secondo la quale, in questi anni “qualcosa sulle rendite finanziarie è stato fatto”. Davvero? E cosa, nello specifico? Ah, giusto: è stata aumentata la tassazione sugli strumenti finanziari emessi dal settore privato, che ora è al 26%, oltre alla patrimoniale del 2 per mille sul controvalore delle attività finanziarie presenti nei dossier titoli, che porta la pressione fiscale sui depositi bancari, dato l’attuale livello dei rendimenti, intorno al 40%. Ed è stato anche aumentato il prelievo sui risultati di gestione annua dei fondi pensione integrativi: la rendita delle rendite, come noto. Circa il fatto che i possessori di titoli di stato continuino a pagare una imposta sostitutiva del 12,5%, alla Furlan sta bene così, evidentemente. Segno inequivocabile che, pure lei, è “di sinistra“.

Proseguiamo. Per Furlan

«(…) Dobbiamo stanare i grandi patrimoni presenti nel Paese e far pagare progressivamente più tasse a chi ha di più. Non voglio usare il termine patrimoniale però bisogna fare i conti con un altissimo debito pubblico che non corrisponde neppure a un quarto della ricchezza privata»

Non sappiamo da dove derivino questi numeri ma vorremmo segnalare a Furlan che le patrimoniali esistono già: si chiamano Tasi (ieri Imu) e la sopracitata imposta di bollo del 2 per mille. Certo, tutto è perfettibile ma purtroppo non viviamo nel migliore dei mondi possibili, e dobbiamo tener presente che il capitale è terribilmente mobile, a differenza delle persone, e di conseguenza sarà sempre molto difficile recuperare base imponibile a valere sul patrimonio.

Non manca, in questo revival del disco rotto, un invito a Renzi per chiudere in bellezza il non-evento dell’anno:

«Il Governo, entro la fine del semestre di presidenza Ue, deve riportare alla luce in Europa il tema della tassazione sulle transazioni finanziarie»

Prego, gentile Furlan? Forse lei non ricorda che nel nostro bel paese quell’imposta esiste già, si abbatte sui risparmiatori (che però, compravendendo azioni, sono degni del massimo disprezzo e devono quindi essere massacrati di tasse), e produce un gettito risibile, soprattutto se paragonato alle distorsioni che essa causa al sistema degli intermediari. Ma anche questi, come sempre, sono dettagli. Siamo comunque certi che la Cisl potrà contribuire alla riforma del sistema fiscale italiano in senso di maggiore equità. Ad esempio, con uno studio sul tasso di trasformazione con metodo retributivo nel sistema previdenziale italiano e ad eventuali correttivi equitativi sui grandi assegni pensionistici, dopo aver calcolato il rendimento dei contributi effettivamente versati. Mai come in simili casi il verbo “stanare” sarebbe appropriato.

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