Grazie ad un tempestivo (e rigorosamente casuale, anche se non ci credete) Accadde ieri, che ci ha ricordato questo post, è utile tornare sul luogo del delitto ladrocinio a soli cinque mesi di distanza, e con condizioni “ambientali” cambiate. Siamo nell’era della disinflazione che volge in deflazione, e della Bce che promette/minaccia un easing quantitativo. E quindi, controlliamo in che condizioni si trova il nostro miserabile rentier.
Ipotizziamo quindi di investire una certa somma in un deposito bancario vincolato. Diciamo “una certa somma” perché ai nostri fini il calcolo della pressione fiscale non cambia al variare dell’importo investito ma solo a quello del suo rendimento (a qualcuno sembra impossibile ma è così, non possiamo farci nulla). Dunque, oggi i tassi su depositi bancari vincolati a 12 mesi oscillano intorno all’1-1,5%. Prendiamo il numero più favorevole.
Ebbene, considerando la tassazione al 26% degli interessi su tale deposito (la “ricchezza”, come ebbe a definirla il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan), ed il bollo del 2 per mille sul capitale (brrr!) investito, con alcuni complessi passaggi matematici otteniamo che l’interesse lordo dell’1,5% diventa un netto dello 0,91%. In altri termini, la pressione fiscale complessiva su questo deposito bancario vincolato è del 39,6%. In pratica, del quaranta per cento. Aspettate, ve lo scriviamo meglio, per non essere fraintesi:
40%
Ah, se invece il deposito vincolato rendesse l’1% annuo, come oggi praticato da molte banche, la pressione fiscale complessiva sarebbe del 46%. Anche qui, ve lo mettiamo a prova di miopia, soprattutto politica:
46%
E invece, per un titolo di stato che produca lo stesso flusso cedolare? In quel caso, va un po’ meglio: la pressione fiscale complessiva su persone fisiche è del 25,8%. Perché, ribadiamolo, i titoli di stato non sono ricchezza, per induzione da quanto argomentato da Padoan e perché quindi, data la premessa epistemologica, è giusto che “i più ricchi” contribuiscano maggiormente al rilancio del paese. E comunque “siamo in linea con l’Europa” (ma anche no, Pinocchi).
Ehi, aspetta, un po’: ma se uno ha qualche milione di Btp ed un altro ha diecimila euro in depositi bancari, chi è più ricco, e quindi chi dovrebbe subire una tassazione più elevata? Buona domanda. Almeno, un tempo lo era. Ma nella Fattiva Era Renzista questa è domanda oziosa. E vagamente gufeggiante.
N.B. Questo post è archiviato anche nella categoria Adotta un neurone. Tuttavia, staremmo pensando di istituire una nuova categoria, in cui inserire tutti quelli che, per malafede o insipienza, non hanno mai ritenuto di chiedere conto al governo di questa demenziale distorsione fiscale a danno di strumenti finanziari emessi dal settore privato, e tra essi assegnare il posto d’onore agli opinion maker che da subito hanno definito questa manovra come “di sinistra”. Come chiamare questa nuova categoria? In modo assonante a quella esistente, penseremmo ad una cosa tipo Adotta un beota, che dite? L’understatement, che camicia di forza.