Poiché il periodo è propizio per intravvedere quel famoso “sbuffo di ripresa” di cui parliamo da qualche settimana, dobbiamo constatare che i media partecipano con entusiasmo al nuovo gioco italiano di società, che consiste nel cercare di individuare in ogni modo e con ogni mezzo (prossima fermata, sostanze psicotrope rigorosamente disciolte negli ormai celeberrimi acquedotti) segni di questi famosi “germogli” di ripresa, mutuati dai green shoots americani di qualche anno addietro. Solo che negli Stati Uniti quei germogli nel frattempo sono effettivamente fioriti rigogliosi mentre da noi sono molti anni ed altrettanti governi che abbiamo sviluppato una indiscussa expertise mondiale in derivate seconde. Quelle in cui “va un po’ meglio, prima di tornare ad andar peggio”.
Oggi è il turno dell’evidenza aneddotica congiunturale più celebre, l’andamento dei consumi elettrici. I motivi sono facilmente intuibili: più attività economica, più consumi elettrici. Almeno, in prima approssimazione. Capita quindi che oggi Terna abbia diffuso l’andamento dei consumi di febbraio, e che le agenzie di stampa non si siano fatte pregare per gettarsi a pesce sul “germoglio”, o sulla derivata seconda:
Dopo quattro mesi con segno negativo, tornano a crescere i consumi di energia elettrica in Italia. A febbraio, secondo quanto rilevato da Terna, l’energia elettrica richiesta, pari a 25,2 miliardi di kWh, ha fatto registrare un incremento dello 0,7% rispetto a febbraio 2014. Con l’eccezione di settembre 2014, era dall’estate 2012 che non si registrava un incremento dei consumi mensili di energia elettrica rispetto all’anno precedente (Ansa, 6 marzo 2015)
E sin qui, tutto bene. Parrebbe effettivamente in corso una ripresina dei consumi elettrici, che tuttavia andrà confermata dai dati di produzione industriale dello stesso periodo. C’è forse motivo di speranza ma il punto è un altro. Intanto, non si tratta di autonoma iniziativa della stampa, che in questo caso si limita a rilanciare. Leggendo il comunicato di Terna, scopriamo che ci sono alcuni caveat che tendono ad inficiare quel messaggio di ottimismo che la stessa Terna, immaginiamo per missione “istituzionale”, ha deciso di trasmettere. Ad esempio:
Depurata dall’effetto della temperatura, la variazione della domanda di energia elettrica di febbraio 2015 diventa -0,7%. A parità di giorni lavorativi (20), rispetto allo stesso mese del 2014 si è infatti avuta una temperatura media mensile di circa due gradi e mezzo inferiore.
Oplà! Quindi c’è un “germoglio” che è stato riscaldato da temperature medie più basse, e non dal maggior livello di attività economica. Un po’ come dire che ci sono segni di allentamento della deflazione perché le gelate hanno fatto salire i prezzi della verdura. Uhm. E peraltro, i dati della tradizionale locomotiva del paese non sembrano confortanti:
A livello territoriale, la domanda di energia elettrica nel mese di febbraio 2015 è risultata negativa al Nord (-0,9%) e positiva al Centro (+1,5%) e al Sud (+3,6%)
Uhm. Ma ci saranno comunque elementi di genuino ottimismo? Forse sì:
In termini congiunturali, la variazione destagionalizzata della domanda elettrica di febbraio 2015 rispetto al mese precedente è stata pari a +0,7%. Il profilo del trend si mantiene debolmente negativo.
Tradotto: a febbraio i consumi elettrici sono stati superiori a quelli di gennaio. Quindi, “al margine”, potrebbe esserci in corso qualcosa di effettivamente positivo, anche se “il profilo del trend si mantiene debolmente negativo”. Speriamo sia così perché, se guardiamo il primo bimestre del 2015, confronto effettuato per smorzare la volatilità dei dati mensili, dobbiamo rimettere in frigo la bottiglia pregiata:
Nel primo bimestre del 2015 la domanda di energia elettrica è risultata in flessione dello 0,7% rispetto ai valori del corrispondente periodo del 2014; a parità di calendario il valore è in linea con lo scorso anno (+0,0).
Flessione sul 2014 o al più invarianza? Uhm. Ma non siate gufi, dopo tutto a furia di scavare nei dati siamo riusciti a produrre una variazione positiva. I numeri, sottoposti a tortura, confessano qualsiasi cosa. E conta “la scossa” di ottimismo trasmessa ad un paese da troppo tempo vittima del proprio vittimismo, come ama ricordare il premier. In attesa quindi che le relazioni esterne di Terna producano comunicati ad alta frequenza in cui ci informeranno che, nel pomeriggio di ieri, per tre minuti e quaranta secondi, i consumi elettrici sono stati superiori al corrispondente dato del 2014, vi segnaliamo che la partecipazione del mondo produttivo allo sforzo corale per vedere il bicchiere mezzo pieno conta anche il Consorzio nazionale dettaglianti (per gli amici, Conad), che ci informa che gli italiani starebbero facendo meno colazioni a casa. Forse perché l’ottimismo li spinge verso il bar, si suggerisce manco troppo subliminalmente. O forse stiamo cominciando a saltare la colazione, in attesa dei pasti? Battute a parte, questo sforzo di ottimismo istituzionalizzato è quasi commovente. Sperando che, alla fine dei giochi, non risulti solo patetico.