Come segnala Istat, a ottobre il mercato del lavoro italiano non appare brillantissimo. Anzi, appare decisamente stagnante. Ma nel grande menù della propaganda, oggi svetta solo un dato: il tasso di disoccupazione, ai minimi da tre anni.
Proviamo a sintetizzare al massimo i concetti, sotto forma di bullet point, come direbbero gli anglosassoni:
- Il numero di occupati cala nel mese di 39mila unità, frutto della riduzione di 44mila unità degli autonomi e di sostanziale stabilità dei dipendenti. Negli ultimi due mesi la contrazione di occupati è di 84mila unità. Specularmente, negli ultimi due mesi il numero di inattivi aumenta di 98mila unità, portando il totale degli ultimi dodici mesi a 196mila persone;
- Su base annua, ci sono 75mila nuovi impieghi, frutto di un calo di 83mila occupati tra gli autonomi e di un aumento di 158mila tra i dipendenti. Tra questi ultimi, ben 146mila sono occupati a termine. Pare che il Jobs Act funzioni, però;
- A proposito: a dicembre 2014 c’erano 14.526.000 occupati a tempo indeterminato, oggi sono 14.527.000. Nel mezzo, ci sono sussidi di decontribuzione da ottomila euro annui per tre anni a persona per le imprese. Efficacia ed efficienza restano il faro della politica economica di questo paese;
- Gli occupati calano nel mese in tutte le coorti anagrafiche, con la sola eccezione di quella over 50, dove aumentano di 18mila unità;
- Su base annua, la fascia 35-49 anni perde 175mila occupati, quella over50 aumenta di 226mila unità. Forse sarebbe il caso di fare una riflessione su questo;
- Nell’ultimo anno, il tasso di inattività è cresciuto per tutte le coorti anagrafiche tranne per quella over 50. Una ripresa vibrante, si direbbe;
In sintesi: occupazione stagnante, con creazione su base annua del tutto irrilevante, continua perdita di occupati in tutti le coorti anagrafiche tranne gli over 50, aumento degli inattivi. In coppa a tutto questo, come direbbero a Napoli, c’è tuttavia il dato di disoccupati che scende all’11,5%. Il minimo dal 2012, signora mia.
A noi però il dubbio resta: prevale l’ignoranza o la malafede?
Trascurabile nota a pie’ di pagina: il Pil italiano del terzo trimestre, nella stima finale Istat, si conferma in crescita trimestrale dello 0,2%. A questo, le scorte contribuiscono per lo 0,3%. Ohibò. In altri termini, per il quarto trimestre consecutivo, la domanda nazionale al netto delle scorte aumenta dello 0,2%. Investimenti sottraggono lo 0,1%, il commercio estero lo 0,4%. Riprendere, e riprenderemo.