Oggi, parlando alla Camera, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha affrontato un tema molto pop, per gli italiani alla spasmodica ricerca di un capro espiatorio esterno per giustificare i propri guai. Un tema che in astratto avrebbe anche qualche fondamento ma che viene declinato da Renzi in un modo buffo, che pare indicare che il Nostro ha in testa una discreta confusione macroeconomica.
Renzi ha detto:
«Dobbiamo spiegare agli amici europei che se vogliamo davvero rimettere in moto questo Paese, la Germania e gli altri Paesi devono ridurre il loro surplus commerciale, oggi al 7,6% in Germania»
Immaginiamo che Renzi si riferisse all’incidenza del surplus delle partite correnti sul Pil. Prosegue il premier:
«Se la Germania arrivasse ai limiti europei, che sono il 6%, sarebbe qualcosa come, a naso, 38-40 miliardi di euro di investimenti da fare in Germania. Vale per l’Olanda e altri paesi. Queste cose le ho dette con franchezza in Consiglio europeo»
Alcune precisazioni. In questo momento la Germania ha un surplus delle partite correnti verso l’Eurozona che è risibile. La quasi totalità di quel surplus deriva invece dall’interscambio con altri paesi europei esterni all’Eurozona e col resto del mondo. In linea teorica, l’invito alla Germania a ridurre il proprio avanzo commerciale ha senso, perché in tal modo Berlino esporterebbe domanda al resto del mondo. L’espressione “al resto del mondo” è quella su cui focalizzarsi. La Germania è una grande economia sviluppata, ma siamo certi che la riduzione del suo avanzo commerciale entro le soglie “fisiologiche” indurrebbe fenomeni di crescita globale apprezzabili e percepibili?
Ma soprattutto, pare che Renzi faccia un filo di confusione tra concetti. È vero che due punti percentuali di Pil tedesco sono una quarantina di miliardi di euro. Ma come si otterrebbe tale compressione? In due modi: o limitando l’export o stimolando l’import. Per stimolare quest’ultimo servirebbe un’accelerazione della crescita tedesca, a parità di ogni altra condizione. Per ottenere tale accelerazione si potrebbe aumentare il deficit, attraverso aumento di spesa pubblica e/o riduzione di imposte. Solo a questo punto si avvierebbe il processo moltiplicativo che, attraverso la crescita del Pil, porterebbe a più importazioni, e quindi al teorico impulso espansivo dalla Germania al resto del mondo. A patto, tra le altre cose, che i cittadini tedeschi decidano di spendere il maggior reddito derivante dal deficit spending e non, ad esempio, di aumentare il risparmio a scopo precauzionale, perché preoccupati per le future tasse necessarie a rientrare da tale deficit.
Come forse si intuisce, non è facile comprimere un avanzo commerciale col resto del mondo, soprattutto quando tale avanzo deriva da specializzazioni in produzioni ad alto valore aggiunto. Abbiamo ovviamente trattato la questione solo dal lato dell’import tedesco perché da quello dell’export c’è poco da fare, non potendo chiedere alla Germania di tassare le proprie esportazioni e diventare meno competitivi per esigenza di ridurre il proprio surplus delle partite correnti. Questa è ironica ma siamo ragionevolmente certi che in Italia esistono soggetti che teorizzano un simile precetto.
Ma che c’entra Renzi, in tutto ciò? Non lo avete ancora realizzato? Rileggetevi la frase del premier: ridurre al 6% l’avanzo tedesco delle partite correnti “libererebbe” (si fa per dire) “38-40 miliardi euro di investimenti da fare in Germania”. Anche no, caro Matteo. Qui stiamo parlando di avanzo delle partite correnti, non del bilancio pubblico. Non è che, quando parli di avanzi commerciali, puoi decidere di fare il 2% di deficit in più in Germania, “destinandolo ad investimenti”. Quella è tutt’altra strada, e tutt’altro canale di stimolo. Si può certamente chiedere alla Germania di fare deficit spending e non perseguire il pareggio strutturale di bilancio, ma poi si deve attendere che quel deficit inneschi gli effetti moltiplicativi della crescita altrui, attraverso il canale delle importazioni. Sempre ipotizzando che i contribuenti tedeschi non si ribellino “ricardianamente” a tale maggiore deficit, aumentando il risparmio precauzionale. Sapete, non tutti i popoli sono convinti che basti fare deficit (magari da finanziare stampando moneta, alla fine) per percorrere la strada verso la felicità.
Occorre quindi invitare Renzi a fare un piccolo ripasso di economia: gli servirebbe per evitare di scambiare l’avanzo delle partite correnti per quello di bilancio pubblico. È vero che in Italia ben pochi paiono in grado di cogliere la differenza, soprattutto quando scrivono editoriali, ma non è un buon motivo per proseguire a dire sciocchezze su scala europea.