- La settimana è stata caratterizzata dal misterioso lavorìo diplomatico italiano per approfittare della Brexit e portare a casa almeno la sede dell’Eba a Rho-Pero, non prima di aver cacciato 40 inesistenti miliardi per prezzare le sofferenze delle nostre banche al livello in cui il mondo le vede;
- Ma la nostra classe dirigente, quasi all’unisono, non vuole il bail-in. Meglio mettere soldi pubblici per salvare banche che sfornano a getto continuo piani industriali che prevedono elevata distribuzione degli utili. Forse servirebbe risvegliarsi alla realtà e pensare di ridurre il danno mediante conversione in azioni del debito subordinato;
- Alla fine, l’Italia cerca partner europei per gridare “al fuoco!” tutti assieme, ma giunti al dunque si sente solo il suo urlo strozzato;
- Abbiamo portato a casa misure di sostegno pubblico di liquidità già previste dalle norme Ue; serviranno (in caso) per rinnovare i bond bancari a scadenza senza farsi troppo male. Eppure, parte della nostra vigile stampa riesce a scambiare liquidità per solvibilità e debito senior per capitale proprio. Letteralmente impagabili;
- Ma come diavolo possiamo dare soldi pubblici (che non abbiamo) alle nostre banche senza violare le norme Ue? Ideona, trasformiamole in poste o militarizziamole;
- Il capo di Intesa Sanpaolo ama molto Alessandro Penati, come noto;
Il settimanale – 2/7/2016
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