L’ultimo numero di Democratica, house organ in pdf del Partito democratico, presenta una ficcante ed incalzante serie di domande sulla crisi delle banche italiane, quelle che il partito di Matteo Renzi pone e porrà in commissione parlamentare d’inchiesta. Tra tali domande ce n’è in particolare una che ci ricorda che, dietro i ricorrenti rimbrotti, Renzi ama la Ue ed i suoi precetti.
Al punto 4 del volantino pdf, infatti, si può leggere:
«Perché il livello di copertura dei crediti deteriorati di Veneto Banca era solo del 31% nel 2013 (pre-aumento di capitale), contro una media EU del 46%? Perché Bankitalia, nonostante le ispezioni, non ha riconosciuto come deteriorati i crediti superiori ai 4 mld poi classificati come tali sotto la vigilanza europea (post 2014)?»
Ora, a parte un rapporto conflittuale con la sintassi, che porta ad omettere almeno una virgola ed usare un’orrida abbreviazione in luogo della parola miliardi, mi pare che il punto sia del tutto centrale. Da esso infatti si coglie che, per il Pd ed il suo segretario, la Ue è un faro di best practice e che quanto accade alla “media europea” rappresenta un imprescindibile riferimento.
Ogni scostamento rispetto a quanto accade oltre confine deve essere visto come segnale d’allarme, pare di capire. E l’azione dei “burocrati di Francoforte”, sotto la cui decisiva spinta gli uomini di Bankitalia riconobbero l’esistenza di crediti ammalorati che in precedenza non erano classificati tali, oltre a sterilizzare gli importi delle operazioni baciate, è la prassi che deve informare la condotta dei burocrati nostrani.
Se le cose stanno in questi termini, cioè se la discrepanza tra accantonamenti a sofferenze delle nostre banche e la media europea è la pistola fumante della condotta trasandata dei burocrati di Bankitalia, occorre che Renzi brindi alle nuove norme proposte dalla vigilanza Bce. Quelle che prescrivono la svalutazione totale entro sette anni delle sofferenze garantite, e di quelle chirografarie entro due anni.
Occorre, cioè, che Renzi chiuda in cantina il suo gemello che lancia strali a mezzo tweet contro le nuove norme della vigilanza, invocando le leggendarie specificità italiane:
Se passano nuove regole, il credito alle piccole aziende sarà impossibile. Stanno compiendo gli stessi errori 2013 #europasìmanoncosi #UE
— Matteo Renzi (@matteorenzi) October 5, 2017
Alcuni dirigenti europei del settore bancario ignorano che il loro compito è EVITARE crisi del credito, non CREARLE. #europasìmanoncosì #EU
— Matteo Renzi (@matteorenzi) October 5, 2017
Perché persino in un paese ridicolo come l’Italia dovrebbe essere evidente che non si può al contempo chiedere deroghe per le proprie peculiarità ma anche mettere sotto accusa i vertici della vigilanza domestica per non aver costretto a viva forza le banche ad adeguare le coperture su sofferenze alla “media europea”, provocando in quel caso una robusta stretta creditizia che avrebbe danneggiato i debitori. You cant’ have your cake and eat it, direbbero gli anglosassoni.
Invece Renzi, e più in generale gli italiani, nel loro rapporto drammaticamente dérangé con la realtà, tentano entrambe le cose, sino al punto da ribaltare i propri celebri precetti ed abbracciare le odiate norme europee.
Io comprendo il sofisticato ésprit florentin e l’ansia da prestazione per combattere contro gli odiosi e odiati burocrati che escono dalle fottute pareti per ostacolare il viaggio italiano verso la felicità, ma se nei giorni pari scegliamo la burocrazia europea ed in quelli dispari quella indigena, prima o poi la realtà arriverà con la camicia di forza. Ed allora il giochetto di incolpare la Ue di ogni nequizie, salvo poi richiamarsi ad essa quando serve menare fendenti nella lotta politica interna, finirà. E molto male.