Tecnocrati e buoi dei paesi tuoi

Sul Corriere trovate un’intervista al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, reduce da quella che egli considera una grande vittoria non per sé ma per i cittadini (ça va sans dire) contro gli orridi tecnocrati che attentano alla democrazia. Tema del contendere, al solito, è l’Addendum della Vigilanza della Bce sui crediti deteriorati. Ma si va anche oltre, in una giornata dove la schizofrenia italiana ha fatto bella mostra di sé in Europa.

L’essenza del contendere, è  presto detta: la vigilanza Ue non può “legiferare”, nel senso che non può produrre norme aventi valenza erga omnes. E tali sarebbero state, secondo Tajani e gli italiani, quelle relative ai tempi “suggeriti” di rientro dalle sofferenze bancarie (due anni per i crediti chirografari, sette per i garantiti). La vigilanza Ue, con la presidente Danièle Nouy, ha replicato che non di genesi di norma si tratterebbe bensì di indicazioni di condotta, in cui le banche devianti potrebbero sempre spiegare la deviazione, per difendere lo status quo. Si chiama comply or explain.

Di questo ha scritto, in modo impeccabile, Massimo Famularo su questi pixel, criticando anche l’approccio legalistico-specioso che gli italiani hanno voluto dare alla vicenda, con forzature non lievi, sul piano della logica. Nel frattempo, commissionato da Tajani, è arrivato il parere del servizio legale del Parlamento europeo a dar conforto alla visione del politico forzista succeduto a Martin Schulz. Piccola nota a margine: risulta che quel parere legale sia stato redatto da due nostri connazionali. Ovviamente questo nulla toglie alla loro professionalità e terzietà, ci mancherebbe. Ci viene solo da sorridere pensando a cosa avremmo letto in Italia se una norma presuntamente pro-Germania avesse avuto parere legale favorevole scritto da due legali tedeschi del parlamento europeo. Ma solo perché siamo dei malpensanti, sia chiaro.

Che accadrà, ora? Una cosa molto semplice: che Nouy “tratterà” con gli italiani ammorbidendo la sua posizione (forse), non prima di essersi stupita perché per ridurre le sofferenze “se non ora, quando?”, visto che siamo in robusta ripresa. Misteri della logica e d’Italia. Si troverà modo di far credere agli appassionati italiani del Manzoni e del personaggio di Azzeccagarbugli che il suggerimento di vigilanza non è normazione erga omnes. Poi però, quando la vigilanza dovrà assegnare i compiti a casa in sede di SREP (il processo di revisione per singola banca, da cui esce anche il livello di capitale necessario e specifico), si vedranno quali sono le banche italiane che nuotano senza costume, quando c’è bassa marea. E allora leggerete e sentirete ABI, Visco, Confindustria ed editorialisti di sistema invocare all’unisono “vogliamo la Bad Bank pubblica, ché il mercato delle sofferenze è oligopolistico, maestraaaaaa!”

Non è un caso che alcuni tra i nostri istituti siano tornati sotto i riflettori di borsa. Il Credito Valtellinese vara una ricapitalizzazione iperdiluitiva; i vertici di BancoBPM rassicurano il mercato e intanto valutano come accelerare la dismissione delle sofferenze. Ritorno al passato che sembra non voler passare, insomma. Perché la realtà resta quella: in Italia, malgrado i “progressi” da puro trauma nella riduzione dello stock di sofferenze, ancora molta strada dovrà essere percorsa. Meglio farlo ora, che la congiuntura segna bel tempo. Quando tornerà una recessione o un rallentamento, sentiremo ululati contro la spietata stretta creditizia pro-ciclica, non senza qualche ragione.

Quindi, il problema non è la Nouy che esorbita (forse) dalle sue funzioni. Il problema, come sempre, è la realtà. Ad oggi solo due banche italiane (Intesa Sanpaolo ed Unicredit) appaiono prive di criticità da sofferenze, ed infatti la borsa le premia. Questi sono dati di fatto. Per le altre c’è da lavorare; molto, in alcuni casi. Per questo sarebbe utile che chi ha il compito di informare correttamente l’opinione pubblica su un argomento peraltro esoterico, mantenesse sobrietà anziché trasformarsi in un personaggio da sceneggiata, strepitando che “se passa l’addendum della Nouy, ci saranno problemi anche per chi chiede mutui”. Io capisco essere parte di un sistema, peraltro profondamente malato, ma la dignità personale dovrebbe sempre prevalere. Sono troppo ottimista, come al solito.

Ah, a proposito di tecnocrati: ieri abbiamo fornito all’Europa lo spettacolo miserabile di due autorità di vigilanza domestica che si scambiano accuse, ma evidentemente questi sono i “nostri tecnocrati”, che finivano a tutelare la “stabilità” del nostro sistema. E oggi potete leggere che la Vigilanza di Bankitalia informò i vertici del nostro istituto, all’epoca guidato da Mario Draghi, delle crescenti criticità della Popolare di Vicenza, tra cui la lievitazione di prezzo delle azioni collocate, vieppiù slegato dall’effettiva redditività della banca. Piccola nota tecnica o tecnocratica su questa vicenda: gli ispettori avvisarono che, in una situazione di stress, la Vicenza avrebbe avuto liquidità per soli 5 giorni. Oggi i margini di discrezionalità (o di insabbiamento) del vigilante sono ridotti perché esiste, tra gli strumenti di valutazione ad evidenza pubblica, il quoziente di copertura della liquidità (Liquidity Coverage Ratio, LCR). Quando si dice l’importanza di avere regole.

P.S. La dozzinale pubblicistica-propagandistica vittimista sapellista italiana insiste con “i derivati delle banche del Nord Europa”, da vigilare e sanzionare, esibendo cifre lisergiche (450 mila miliardi di euro di esposizione, venghino!). Il punto è che l’esposizione netta (tra attivi e passivi) è una frazione di quell’importo, e che la valorizzazione a fair value non vede reazioni di sospetto del mercato. Per una volta concorderei con i piagnistei italiani: presto, si impongano subito feroci innalzamenti patrimoniali a queste banche! Così la risultante stretta creditizia continentale potrà beneficiare il nostro paese ed i suoi scattosi istituti. Ah no, aspetta…

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