di Massimo Famularo
Egregio Titolare,
il patriottico impegno del ministro Piercarlo Padoan nel difendere strenuamente le banche italiane e il tesoretto delle sofferenze italiche dai perfidi attacchi dei regolatori teutonici, potrebbe anche essere comprensibile (in fondo ben rappresenta la cultura e lo spirito del tempo del paese in questione) se purtroppo non giungesse al punto di fare a pugni con la logica e il buon senso.
Leggiamo da La Repubblica che
«A nostro avviso l’addendum della BCE sulla copertura delle sofferenze bancarie va oltre i limiti che sono stati definiti per la Sorveglianza bancaria unica in materia di vigilanza nel senso che viene prefigurato un vincolo generalizzato per il sistema bancario nella gestione dei non performing loans mentre questa dovrebbe riguardare casi singoli, banca per banca: pensiamo ci sia dal punto di vista legale qualche forzatura»
Dunque, se ben comprendiamo quanto riportato dal quotidiano, il problema sarebbe che la BCE, in quanto autorità di vigilanza, dovrebbe
- Interessarsi dei “casi singoli, banca per banca”…
- …senza proporre un vincolo generalizzato per il sistema bancario
Partiamo dal punto 2. L’abbiamo scritto in Italiano e in inglese sperando di riuscire a far passare il concetto, tuttavia sempre incomprensibile a chi si occupa di politica o informazione finanziaria nel nostro paese: le linee guida sono un suggerimento, una indicazione: non hanno e non possono avere alcuna valenza imperativa generale. Se in italia il ministro o i suoi consulenti o chi scrive sui principali quotidiani economico finanziari si fosse dato la pena di leggere il documento che stanno contestando, troverebbero a pagina 2 subito dopo l’indice:
«On 20 March 2017 the ECB published its final guidance to banks on non-performing loans (NPL Guidance). The NPL Guidance is a supervisory tool that clarifies supervisory expectations regarding identification, management, measurement and write-offs of NPLs in the context of existing regulations, directives and guidelines»
Dunque si tratta di un monito del tipo: quando verrò a ispezionare il tuo bilancio, mi aspetto che i crediti deteriorati siano stati opportunamente svalutati e per non lasciare margini di ambiguità ti fornisco anche dei riferimenti ben precisi e dettagliati che sono appunto l’oggetto principale dell’addendum (sempre pagina 2):
«This addendum thus reinforces and supplements the NPL Guidance by specifying quantitative supervisory expectations concerning the minimum levels of prudential provisions expected for non-performing exposures (NPEs). The expectations are based on the length of time an exposure has been classified as non-performing (i.e. the “vintage”) as well as the collateral held (if any). The measures should be seen as “prudential rovisioning backstops” aimed at a prudent treatment of NPEs and therefore avoiding the excessive build-up of non-covered aged NPEs on banks’balance sheets in the future»
Dunque non servono particolari competenze tecniche, è scritto in linguaggio comune per chi ha la pazienza di leggere: la BCE non impone regole imperative a nessuno, ma si limita a suggerire quello che dovrebbe da tutti essere considerato un comportamento prudente, e se qualcuno la pensa diversamente può farlo presente inviando commenti e suggerimenti all’interno di una pubblica consultazione.
A questo punto l’azzeccagarbugli formalista di italica tradizione potrà ben obbiettare che, nella sostanza un suggerimento che viene dal soggetto che poi verrà a fare ispezioni e potrà sanzionare chi non segue il consiglio val bene come una regola. E qui si evidenzia come il più profondo limite culturale dei commentatori nostrani abbia a che fare con un oggetto misterioso chiamato trasparenza e con il terribile cortocircuito che in genere si crea tra discrezionalità e responsabilità individuale.
Il regolatore Europeo potrebbe, come sembra auspicare il ministro Padoan, “regolarsi caso per caso”, utilizzare la discrezionalità di cui è dotato e, laddove lo ritenesse di interesse per la stabilità sistemica, potrebbe finanche applicare due pesi e due misure ai diversi istituti vigilati. Qualcosa del genere pare essere accaduto con l’operato della Banca d’Italia e il risultato non è stato esattamente dei migliori.
Ma in BCE la pensano diversamente. Credono che sia importante dare dei riferimenti chiari e, a ben guardare, arrivano anche a legarsi le mani imponendo dei limiti quantitativi ben precisi e soprattutto noti anticipatamente agli istituti vigilati. Dunque all’arrivo degli ispettori, le banche sapranno in anticipo quali grandezze obiettive verranno verificate e, considerando che le regole si applicano ai crediti di nuova classificazione, avranno il tempo per adeguarsi.
Non è forse legittimo da parte di un ente preposto ad effettuare ispezioni, anticipare ai soggetti vigilati su cosa verteranno le ispezioni? Non è profondamente corretto e trasparente indicare i parametri obbiettivi che saranno valutati? Si può discutere se detti parametri siano o meno congrui e l’abbiamo argomentato facendo riferimento a due paper di Bankitalia:
«Dati alla mano 7 anni dovrebbero essere sufficienti per stabilire se un credito secured va svalutato integralmente o meno e lo stesso si può dire per il termine di 2 anni nell’ipotesi in cui qualcuno si sia degnato di attivarsi per il recupero del credito in sede giudiziale o stragiudiziale»
Ma il punto nodale da tenere in considerazione è che, a differenza di quanto riportato dalla stampa italiana, non si tratta di parametri ferrei e incontestabili. Chi ha la pazienza di leggere l’addendum fino a pagina 5 trova una rappresentazione grafica del concetto: nessun intervento della supervisione, se le deviazioni sono accettabili.
In sede d’ispezione verranno ascoltate le motivazioni addotte per deviare dalle regole (quelle cose del tipo: “non ho svalutato il credito perché esiste un piano di riparto approvato del fallimento che porterà a un incasso nei prossimi mesi”) e, se ritenute congrue, la deviazione sarà accettata.
Che ministri, politici e sindacati dei banchieri debbano, anche a costo di ignorare l’evidenza, fare propaganda per quanto discutibile e non giustificabile, si può anche comprendere. Non è tuttavia accettabile (e non verrà tollerato) che gli istituti di credito possano continuare senza affrontare il problema dei crediti deteriorati: l’ha detto in modo diplomatico il presidente Mario Draghi:
“Quello dei crediti in sofferenza (Npl) “è attualmente il problema più importante da affrontare”, ha sottolineato il presidente della Bce, Mario Draghi, spiegando che l’analisi interna della Banca centrale mostra che negli ultimi anni “le banche con elevati stock di Npl hanno dato meno credito a imprese e famiglie”. E ha aggiunto: “Tutti conosciamo i danni che alti livelli di crediti deteriorati producono alle banche e alla crescita”
A cui si è aggiunto il presidente della Vigilanza, Danièle Nouy, in modo un po’ più diretto:
«Le banche devono smettere di negare la realtà. Quando lo fanno siamo in grado di affrontare i problemi»
Con buona pace degli affabulatori nostrani, ci sono sedi nelle quali si può parlare un po’ a braccio e magari incassare anche il plauso interessato del pubblico e altre in cui contano i numeri e i risultati, mentre i problemi non possono essere ignorati per sempre.