Fatta la legge, trovato Sposetti

In base all’aurea regola secondo cui le norme si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici, oggi Giorgio Meletti sul Fatto dà conto di un emendamento alla legge di Bilancio, a firma dell’ex leggendario tesoriere dei fu Ds, Ugo Sposetti. Mediante esso, si tenta di tutelare i soci finanziatori delle cooperative, mettendosi sotto i piedi la legge, il senso comune e l’evidenza della realtà. L’emendamento, peraltro, rappresenta un fondamentale punto d’incontro tra i fieri contendenti di Pd e Mdp, in nome della specificità regionale emiliana.

Ricordiamo di chi si parla:

«Sposetti è lo storico tesoriere dei Ds, fiero del gioco di prestigio con cui dieci anni fa ha messo al sicuro in un sistema di 57 fondazioni gli immobili del partito, sottraendoli alle pretese delle banche che vantavano crediti per 200 milioni e sono così andate a chiederli allo Stato: “Il debitore è morto”, è stata la sua spiegazione»

L’emendamento Sposetti recita:

«L’articolo 2467 del codice civile non trova applicazione per le somme versate dai soci alle cooperative a titolo di prestito sociale»

Quindi, par di capire, questo emendamento fa un passo decisivo verso l’equiparazione del prestito sociale cooperativo alla raccolta di risparmio. Peccato che, se le cose stessero in questi termini, ci troveremmo di fronte a tutti gli effetti ad attività abusiva di raccolta del risparmio, sanzionata dall’articolo 130 del Testo unico bancario. Non è peraltro chiaro come l’emendamento Sposetti tratti il secondo comma del sopracitato articolo 2467 c.c., che fornisce la ratio della postergazione dei finanziamenti dei soci, visto che prescrive:

«Ai fini del precedente comma s’intendono finanziamenti dei soci a favore della società quelli, in qualsiasi forma effettuati, che sono stati concessi in un momento in cui, anche in considerazione del tipo di attività esercitata dalla società, risulta un eccessivo squilibrio dell’indebitamento rispetto al patrimonio netto oppure in una situazione finanziaria della società nella quale sarebbe stato ragionevole un conferimento»

Cioè, la postergazione del rimborso del finanziamento dei soci trova la sua motivazione nel fatto che il medesimo si presume erogato in un momento di squilibrio patrimoniale e finanziario, che richiederebbe invece un conferimento di capitale. Se non si legge questo comma del 2467, non si comprende la motivazione di quello che lo precede. E meno ancora si comprende l’intervento chirurgico di Sposetti, che crea solo abnorme confusione normativa, danneggiando i fornitori delle Coop.

Quindi, poiché l’emendamento Sposetti fa un passo decisivo (violando la legge) verso l’assimilazione del prestito sociale alla raccolta di risparmio ma le coop non sono banche e non hanno il fondo interbancario di tutela del risparmio sino ai famosi centomila euro, se ne crea uno posticcio, prescrivendo nello stesso emendamento che la coop debba garantire la restituzione di almeno il 30% del prestito sociale, mediante segregazione di parte del medesimo, non prima di aver precisato (o meglio, ribadito) che le coop

«[…] sono tenute a impiegare le somme raccolte in operazioni strettamente funzionali al perseguimento dell’oggetto o scopo sociale»

Frase che pare messa lì anche per ribadire che le coop non fanno gestione del risparmio. Insomma, un casino di proporzioni bibliche, che deriva dalla sostanziale assenza di garanzie per i risparmiatori, quando indossano il cappello di soci delle cooperative. A furia di prendere a martellate le leggi, questi sono i risultati. Ma, come si diceva, questo emendamento segna la gioiosa convergenza di Pd e Mdp, nelle loro componenti emiliane, visto che Sposetti

«[…] è riuscito a raccogliere sotto il suo discutibile emendamento la firma di autorevoli esponenti del Pd di Parma, Modena e Bologna, ma anche della capogruppo di Mdp-Articolo Uno Cecilia Guerra, che in effetti è di Modena anche lei»

E finì tutto a tarallucci, rigorosamente senza olio di palma, e lambrusco. E anche a questo giro, la pezza allo strano animale chiamato coop l’abbiamo messa.

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