Contrordine, cittadini: niente deportazioni

Dal post “programmatico” del fantaministro del Fantalavoro grillino, Pasquale Tridico, che reitera e precisa le sue linee guida per portare la disoccupazione al 30%, e che ho già analizzato in dettaglio qui e qui, rispondendo alla sua replica, segnalo una fondamentale puntualizzazione “umanitaria”.

Scrive FantaTridico:

«Lo Stato sosterrà economicamente chi oggi non raggiunge la soglia di povertà indicata da Eurostat, in cambio dell’impegno a formarsi e ad accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro, purché siano eque e vicine al luogo di residenza»

E qui, già il concetto di “equo” parte molto scivoloso, diremmo. Ma è fondamentale la puntualizzazione della “vicinanza” al luogo di residenza, peraltro non ancora precisata in senso operativo. Un chilometro? Dieci? Cento? Il parchetto sotto casa, inclusi spacciatori scoraggiati iscritti al collocamento per aumentare il tasso di disoccupazione e poter fare più deficit per pagare i sussidi, in una sublime applicazione del concetto di economia circolare? Ah, saperlo.

Ma soprattutto, la puntualizzazione di Tridico, che verosimilmente sarà stata concordata con il Fantapremier, Luigi Di Maio, demolisce un caposaldo di politica del lavoro che quest’ultimo aveva posto solo poche settimane addietro, quando affermava:

«Ovvero, fino ad oggi domanda ed offerta si incontrano esclusivamente su base provinciale, o al massimo regionale. Non ci sono, se si escludono i Neet, banche dati uniche. Per fare un esempio i centri per l’impiego di Trento non dialogano con quelli di Napoli. Li metteremo tutti in rete. Chi otterrà il sostegno dovrà poi partecipare obbligatoriamente a corsi di formazione e per otto ore settimanali dovrà impegnarsi in lavori socialmente utili nei Comuni di residenza. Una volta trovato, anche su scala nazionale, un lavoro confacente alle caratteristiche del cittadino non si potrà rifiutare la proposta, pena la perdita immediata del sussidio»

Anche se, a dirla tutta, il Fantapremier aveva poco dopo rettificato questa posizione, in una intervista al sito “La tecnica della scuola“, in cui aveva già specificato che non ci sarebbero stati “deportati”:

«Il nostro movimento ha sempre denunciato il trattamento vergognoso che i docenti italiani hanno subito con la riforma Renzi-Giannini e non abbiamo assolutamente cambiato idea. Per ciò che riguarda la nostra proposta sul reddito di cittadinanza, ribadiamo che la persona che beneficia del reddito si deve rendere disponibile a lavorare presso un Centro per l’Impiego del suo territorio e, se vuole, anche su base nazionale. Spostarsi per cercare lavoro deve essere una libera scelta e non un obbligo»

E niente, quindi: le “banche dati” nazionali non servono più, bastano quelle provinciali, comunali e rionali. Contrordine, cittadini: niente deportazioni. In fondo, l’interpretazione di Tridico è più coerente con la filosofia originaria del MoVimento: il chilometro zero, anche per il lavoro. E andiamo avanti.

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